Storia di amore e di rimpianto

A Mannheim “Der ferne Klang” di Franz Schreker

Foto Hans Jörg Michel - NTM
Recensione
classica
Nationaltheater Mannheim Mannheim
28 Luglio 2015
E se fosse solo un’infelice love story? Per una volta, il nuovo allestimento de “Il suono lontano” visto a Mannheim in chiusura di stagione lascia da parte i grovigli psicoanalitici e prende il lavoro alla lettera, raccontando una storia di amore e di rimpianto. Il compositore Fritz abbandona la sua Greta per inseguire l’utopia di quel “suono enigmatico e lontano dal mondo, che si riverbera in me così speciale, come arpe toccate da mani spettrali nel vento”. L’abbandono segna l’inizio del degrado morale di Greta dapprima cortigiana di lusso in un bordello veneziano e quindi puttana di strada che assiste sgomenta alla caduta dell’opera di Fritz “L’arpa”, simbolo del suo fallimento come uomo. Con un nostalgico “Ah, come è stato breve il giorno”, Fritz prende atto che quel suono così a lungo cercato era proprio nel rapporto negato con Greta prima di spirare fra le sue braccia. Fedele a una cifra essenziale al limite del minimalismo, la regista Tatiana Gürbaca firma uno spettacolo di esemplare chiarezza e pulizia anche visuale (la bianchissima scena con pochi elementi è di Marc Weeger), che intreccia abilmente diversi piani temporali grazie a un accorto uso di proiezioni e strizza l’occhio a un metateatrale gioco di specchi fra realtà e finzione. Altrettanta chiarezza si ritrova nella conduzione musicale lucida e analitica di Alois Seidlmeier, in sostituzione del titolare Dan Ettinger. Le sinuose volute della densa scrittura orchestrale di Schreker vengono rese al meglio dalla smagliante orchestra del Nationaltheater a scapito però delle voci, talvolta coperte dalla massa sonora. Voci nel complesso adeguate, cominciando dai protagonisti Astrid Weber e Michael Baba alle prese con ruoli a dir poco impervi. Nella lunghissima locandina, si fa notare Bartosz Urbanowicz, un Vigelius genio del male in abiti curiali. Pubblico folto e caloroso.

Note: Nuovo allestimento del Nationaltheater di Mannheim. Date rappresentazioni: 10, 12, 15 e 28 luglio 2015. Ripresa nella prossima stagione: 3, 28 ottobre, 11, 20 novembre 2015.

Interpreti: Astrid Weber (Grete Graumann), Michael Baba (Fritz), Sung Ha (Der alte Graumann / Der Baron), Petra Welteroth (Die Frau des alten Graumann), Sebastian Pilgrim (Der Wirt / Rudolf), Steven Scheschareg (Ein Schmierenkomödiant / Der Graf / Der Schauspieler), Bartosz Urbanowicz (Dr. Vigelius), Marie-Belle Sandis (Ein altes Weib), Tamara Banjesević (Mizzi), Ludovica Bello (Milli), Estelle Kruger (Mary), Evelyn Krahe (Eine Spanierin / Kellnerin), Sung Ha (Der Baron), Juhan Tralla (Der Chevalier / Ein zweifelhaftes Individuum), Daewoo Park (Erster Chorist), Slawomir Czarnecki (Zweiter Chorist), Eun Young Kim (Ein Mädchen / Eine Choristin), Babett Dörste-Ewald (Eine andere Choristin), Jürgen Theil (Ein junger Mann), Wolfgang Heuser (Ein Polizist), Markus Graßmann, Jun-Ho Lee, Jürgen Theil, Wolfgang Heuser, Ingo Ziegler, John Dalke, Hyun-Seok Kim (Gäste), Sabrina Herzog (la giovane Grete in video), Leonard Schneider-Strehl (il giovane Fritz in video)

Regia: Tatjana Gürbaca

Scene: Marc Weeger

Costumi: Silke Willrett

Orchestra: Orchestra del Nationaltheater di Mannheim

Direttore: Alois Seidlmeier

Coro: Coro del Nationaltheater di Mannheim

Maestro Coro: Anton Tremmel

Luci: Christian Wurmbach (video di Thilo David Heins)

Se hai letto questa recensione, ti potrebbero interessare anche

classica

Torino: inaugurazione di stagione con Le nozze di Figaro

classica

Saltata la prima per tensioni sindacali, il Teatro La Fenice inaugura la stagione con un grande Myung-Whun Chung sul podio per l’opera verdiana

classica

Napoli: Dvorak apre il San Carlo