Fidelio al buio
Grande prova di Mehta nell' opera inaugurale del Maggio Musicale Fiorentino
Recensione
classica
Non in forma di concerto ma con la scena fissa della segreta di Florestano, senza luci e proiezioni, ma con costumi e azione scenica: il Fidelio inaugurale del 78° Maggio è dunque andato in scena nonostante lo sciopero dei tecnici della CGIL, in una modalità che certamente ha sacrificato in primo luogo il lavoro di Pier'Alli (regìa, scene, costumi, luce e progetto video), i cui pregi pur risultavano nella scenografia rigorosa e piranesiana che abbiamo visto come nella recitazione. Ma non ha leso l'esecuzione musicale. Il merito principale va a Zubin Mehta che in questo Fidelio ci ha dato tante cose, dall'inizio delicato e mozartiano della commedia sentimentale della coppia Jaquino – Marcellina al dolce incanto del quartetto, dal nobile tratteggio dell'aria di Leonora sostenuta dagli echi romantici dei corni, al possente disegno in una chiave profondamente fosca e tragica dell'ampio preludio orchestrale della grande scena di Florestano, fino ad una Leonora III – secondo l'uso come interludio prima dell'ultima scena - vibrante come poche volte c'era capitato di sentire. Nel cast, Ausrine Stundyte e Burkhard Fritz, Leonora e Florestano, si sono rivelati all'altezza dei loro ruoli impervi e indefinibili secondo categorie vocali “normali”, ma più di tutti ci ha convinto la deliziosa Marzelline di Anna Virovlansky. L'ottimo e caldo successo finale ha concluso una serata iniziata forse fuori tono dal sovrintendente Francesco Bianchi uscito sul proscenio per un'intemerata alla CGIL che non ci sembra lasci ben sperare sui margini di soluzione di una trattativa che forse, a questo punto, converrà davvero spostare altrove. Repliche giovedì in questa forma, e senza sciopero, con lo spettacolo integralmente realizzato, il 3 e il 5 maggio.
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