Orfeo dall’inferno alla festa
Successo per l’opera di Gluck firmata da Sardelli e Krief al Maggio Musicale Fiorentino
Recensione
classica
Oramai esperto rieducatore di orchestre non specialiste ad una più corretta esecuzione e ‘pronuncia’ della musica antica, Federico Maria Sardelli non ha fallito il colpo tornando, dopo il Farnace vivaldiano dell’anno scorso, sul podio del Maggio Musicale Fiorentino, alla Pergola, per un Orfeo ed Euridice di Gluck che ci è sembrato musicalmente molto felice. Articolazioni puntute, passi e cadenze più agili, variazioni sui da capo, timbriche calibrate e interessanti – come nell’apertura della scena elisia, di notevole grazia e respiro - e ricchezza di tratteggio nei particolari e negli intrecci delle parti, per un Gluck meno scultoreo ma forse più vibrante del consueto, fino ai deliziosi numeri per danza coreografati da Cristina Rizzo. Lo assecondavano bene orchestra, coro e un terzetto protagonista di non grande peso vocale ma espressivo e simpatico, Anna Bonitatibus, Orfeo, Hélène Guilmette, Euridice, Silvia Frigato, Amore in calzoncini tweed e berrettino come un collegiale inglese. Generoso e con una certa volontà di intensità ma decisamente meno centrato ci è apparso lo spettacolo di Denis Krief (regia, scene, costumi, luci), fra eccessi di astrattezza in bianco e nero e richiami video ad una modernità urbana “infernale” per antonomasia, fra tunnel della morte e discoteche, con una delle frasi di Orfeo che compare come scritta sul muro: concetti forse un po' stiracchiati anche se gaudiosamente risolti dal finale, con il passaggio dalle gramaglie novecentesche dell’inizio ai bei costumi settecenteschi dell’amor trionfante, a ricordare che questa prima tappa della riforma gluckiana nasceva appunto come festa teatrale della corte viennese. Successo più che buono pur con qualche isolata contestazione allo spettacolo, repliche fino a domenica.
Note: foto Simone Donati
Se hai letto questa recensione, ti potrebbero interessare anche
classica
Jonas di Carissimi e Vanitas di cinque compositori contemporanei hanno chiuso le celebrazioni per i trecentocinquanta anni dalla morte del grande maestro del Seicento
classica
Il primo pianista francese a vincere il Čajkovskij di Mosca conquista il pubblico milanese con un interessante quanto insolito programma.