Il lavoro canta e suona
Apertura di grande successo per il Tempo Reale Festival a Firenze
Recensione
classica
“Canta che ti passa” era il titolo della serata inaugurale del Tempo Reale Festival 2013 venerdì alla Limonaia di Villa Strozzi, e forse non rende del tutto l’idea dello straordinario impatto emotivo e dell’intensità drammatica sprigionatasi in questa avventura che vede nuovamente insieme, con le loro storie e le loro risorse, le macchine sonore di Tempo Reale e le voci dell’Homme Armé (Lucia Sciannimanico, Giovanni Biswas, Luciano Bonci, Paolo Fanciullacci, Fabio Lombardo). Un omaggio al tema del lavoro, al centro di quest’edizione del festival elettroacustico fiorentino, in cui la regia del suono di Francesco Giomi e Damiano Meacci, con le percussioni live di Enrico Malatesta, fonde in una drammaturgia sonora forte e impeccabile le registrazioni originali di canti di lavoro raccolte fin dagli anni Cinquanta (in primis i reperti dello storico viaggio in Italia di Alan Lomax con Diego Carpitella) con le rielaborazioni vocali di Fabio Lombardo, fondatore e direttore dell’Homme Armé, in una chiave insolita e geniale, fra memorie di polifonia arcaica e il gusto delle aspre e seducenti eterofonie di marca etnica. Una geografia del lavoro italiano che andava dai canti di mietitura e di aratura, a quelli dei battipali veneziani, alla straordinaria sequenza dei canti trapanesi di tonnara, senza trascurare “classici” come “O bella ciao” (l’originale, s’intende: quello delle mondine), e restituendo a questo repertorio tutto il suo valore di forte e seducente atto di presenza umana, anche con un’azzeccata disposizione di corpi, gesti, movimenti, ritualità. La scelta del tema è stata evidentemente azzeccata in pieno: pubblico eterogeneo, sala strapiena, successo decisamente brillante, del tutto al di là delle “normali” rassegne di musica contemporanea.
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