Tharaud e il pianoforte Zen
Bach e Scarlatti a Santa Cecilia
Recensione
classica
Bach o Scarlatti, eseguiti al pianoforte possono apparire "diversi" all’orecchio abituato ad ascoltarli al clavicembalo, ma Tharaud unisce alla rigidità un po’ matematica, cartesiana dello stile clavicembalistico la ricchezza cromatica del pianoforte arricchendo la palette delle atmosfere: ora leggermente giocoso ora intimo, lirico, tragico, sognante, comico… insomma un’impalpabile girandola di sensazioni che parla all’ascoltatore, che lo prende e che lo percorre con un brivido lieve, in quel rapporto speciale ed intimo a due, che è proprio dell’ascolto della musica.
Nell’antologia delle sonate zen di Scarlatti è l’apoteosi caleidoscopica del cromatismo delle emozioni. Tharaud le affronta senza affettazione, le dita che volano sulla tastiera leggere ad evocare l’intero spettro emotivo che Scarlatti ha saputo suggellare nelle composizioni brevi, con l’incisività di un aiku. Cascata scintillante d’emozioni al calor bianco.
Suonare questo repertorio su uno Steinway, però, è come guidare una Ferrari e dover seguire il limite a 50kmh! La tentazione è forte: un colpo d’acceleratore e l’interpretazione impenna verso la pienezza di suono romantica… ma quel che conta è la sensibilità del pianista che propone la sua visione – le trascrizioni per il piano sono di sua mano. Visione intima e brillante. Un vero fuoco d’artificio di colori, immagini, sensazioni. Con gli archi a far da spalla gioiosi e precisi forse un po’ profondi nel suono ma in dialogo perfetto con il pianista.
Il pubblico non numerosissimo apprezza assai. Alla fine, le chiamate non si voglio arrestare.
Note: Johannes Sebastian Bach, concerti BWV1058, 1056, 1052, adagio dal concerto BWV 974, sicilian dal concerto BWV 596 Domenico Scarlatti, dalle sonate K. 132, K. 29, K. 380, K. 3, K 514, K. 481, K. 141
Interpreti: Alexandre Tharaud (pianoforte) Carlo Maria Parazzoli, Alberto Mina (violino) Raffaele Malozzi (viola) Carlo Onori (viloncello) Antonio Sciancalepore (contrabbasso)
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