L’inveterata tradizione di recuperare allestimenti storici per montare in fretta uno spettacolo ‘che funziona’ è di quelle dure a morire. Non basta avere le scene già fatte per ridare vita a un allestimento, giacché è vero proprio il contrario: è necessario sforzo doppio per dare senso a una messinscena che necessita di un’ulteriore iniezione di vita. Col 2012 ci si avvicina ai quarant’anni di vita delle Nozze di Figaro con la regia di Strehler: alla Scala si è vista per la nona volta dal 1981 a oggi, prima diretta (in comunanza d’intenti col regista) da Muti, oggi trampolino di lancio milanese per il giovanissimo (classe 1987) Andrea Battistoni. E già qui la Scala si dimostra poco garbata: non si fa debuttare un direttore con un vecchio spettacolo assemblato, è il modo migliore per costringerlo entro schemi precostituiti di cui non è affatto detto condivida i presupposti. Tant’è: alla fine delle recita si esce annoiatissimi, con l’impressione di aver assistito a qualcosa a cui manca l’anima e, cosa ancor più grave, il teatro (con Mozart!). Già dall’ouverture era chiaro cosa non avrebbe funzionato: Battistoni ha un gesto enorme, al limite della sopportabilità, che non si traduce in grandi contrasti dinamici, ma – al contrario – costringe gli orchestrali a rincorse a perdifiato senza fraseggio, con un suono zanzara e un atteggiamento remissivo da sembrare un Mozart vecchio di cinquant’anni. Senza contare gli scollamenti col palco, alle volte difficilmente recuperabili come nel coro “Giovani liete”. Il cast ha in Fabio Capitanucci e Nicola Ulivieri (seppure un po’ sfuocato) gli unici a sapere cosa significhi interpretare Mozart in italiano (nello stile e nella dizione), mentre Aleksandra Kurzak e Dorothea Röschmann disegnano rispettivamente una Susanna e una Contessa di cui non si capisce una parola e il cui canto non è sempre a posto (rispettivamente striminzito per la prima, non sempre intonato la seconda). Ottimo il Cherubino di Katija Dragojevic, ma affonda anche lui/lei nell’inerzia che coinvolge tutti. In questa sorta di anti-teatro che è la ripresa delle Nozze, alla fine una cosa è certa: Strehler è morto, facciamocene una ragione.
Interpreti: Il Conte d'Almaviva: Fabio Capitanucci; La Contessa d'Almaviva: Dorothea Röschmann; Susanna: Aleksandra Kurzak; Figaro: Nicola Ulivieri; Cherubino: Katija Dragojevic; Marcellina: Natalia Gavrilan; Bartolo: Maurizio Muraro; Basilio: Carlo Bosi; Don Curzio: Emanuele Giannino; Barbarina: Pretty Yende; Antonio: Davide Pelissero.
Regia: Giorgio Strehler (ripresa da Marina Bianchi)
Scene: Ezio Frigerio
Costumi: Franca Squarciapino
Orchestra: Orchestra del Teatro alla Scala
Direttore: Andrea Battistoni
Coro: Coro del Teatro alla Scala
Maestro Coro: Bruno Casoni
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