Italiano, contemporaneo, molteplice
Successo a Firenze per la prima edizione di Play It ! dell’Orchestra della Toscana
Recensione
classica
Venticinque pezzi per ensemble e per orchestra di cui diciannove prime assolute, in tre giorni, quattro sedi e sei concerti (sul podio Tito Ceccherini, Marco Angius, Tonino Battista), sono il bottino di Play It !, rassegna del comporre italiano voluta da Giorgio Battistelli al suo ritorno alla direzione artistica dell’Orchestra della Toscana. Una scommessa sull’ingegno, su una volontà di senso, di racconto, di traduzione di percorsi interiori in snodi formali e scelte linguistiche, che forse è un carattere nazionale, forse l’espressione di un momento di conseguita liberazione da qualsiasi residuo strutturalista, qualche volta ondivagando, ma quasi sempre con un sapore di autenticità e di non omologazione. Tra i decani, Bussotti (“Souvenirs d’Italie”) e Manzoni (“Voci”), e il giovane Daniele Ghisi (Concertino), ci limitiamo qui ad alcune segnalazioni e suggestioni: strenue ma non peregrine ricerche timbriche e sul microsegno (“Lasco” di Valerio Sannicandro, “Esistere lago, nulla e un tempo” di Emanuele Casale), anche a suggerire la dimensione di un cosmo molteplice (“Dell’Infinito, luci e ombre” di Daniela Terranova); o, al contrario, “sete di senso” (“Sete” di Marcello Filotei sul testo di Pier Luigi Berdondini), ironia e gioco (“Mappe immaginarie” di Riccardo Panfili, “Gli italiani parlano tutti con le mani” di Claudio Ambrosini), e anche un’inquietudine e un’urgenza espressiva magnificamente sorvegliata (“Timordime2” di Mauro Cardi ispirato a Pasolini). Questa ricerca di senso ci è parsa talvolta in cerca di ordini formali riconoscibili, ma si è trovato anche un equilibrio formale sicuro fra singoli eventi e loro ritorni, in stilizzazioni perseguite con grande raffinatezza di segno (“Kyklos” di Federico Gardella). Netto successo e lodi all’ottima orchestra.
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