Quando l’allievo dirige il maestro
Wellber e Barenboim con la Filarmonica della Scala
Recensione
classica
Ci sono concerti dai quali si esce perplessi, col desiderio di un maggiore lasso di tempo (e un secondo ascolto) per lasciar sedimentare riflessioni e impressioni suscitate dalla performance. Omer Meir Wellber è approdato a Milano con un titolo difficile, Tosca, e si è presto scontrato con un’orchestra molto poco propensa a scendere a compromessi colla sua visione della direzione musicale, che è fatta di un gesto sicuramente arruffato, ma di una musicalità e profondità di interpretazione sbalorditive. Nel caso del concerto con la Filarmonica, le cose non sono andate molto diversamente, soprattutto in Beethoven: bellissime intenzioni (la tenuta secca del primo movimento, per esempio) non sempre coronate da una risposta convinta da parte degli orchestrali. Le cose vanno meglio quando Wellber si cimenta con la nuova commissione che la Filarmonica ha pensato per il 2011: le Variazioni per Orchestra sono un gesto d’affetto per l’orchestra da parte di Boccadoro; scrittura magistrale, a cui i diversi solisti rispondono con approccio sicuro, ma ad alcuni momenti davvero magici stanno accanto quadri meno riusciti. Al pubblico è piaciuto molto, il che non è affatto una cosa scontata.
E poi si arriva al capitolo Barenboim: il pianista-direttore ha scelto di eseguire entrambi i concerti di Liszt guidato dal suo allievo. Al di là del fatto che l’orchestra ha visibilmente continuato ad occhieggiare Barenboim, rimane l’impressione di poche prove e intenzioni diverse: affascinantissima esecuzione, soprattutto in alcuni sprazzi lirici del primo concerto, perché Barenboim è un musicista al quadrato che dimentica la tecnica per fare spazio al pensiero; ma non basta, perché Wellber deve pur trovare un tempo a cui far andare l’orchestra, un Liszt più strutturato. Dopotutto, è la sua festa.
Interpreti: Daniel Barenboim, pianoforte
Orchestra: Filarmonica della Scala
Direttore: Omer Meir Wellber
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