L'omaggio di Abbado a Schumann
Suono opulento per la "Renana", mentre Isabelle Faust scarnifica Beethoven
Recensione
classica
Una settimana dedicata a Schumann, per Claudio Abbado. Dopo gli omaggi pluriennali a Mozart e a Pergolesi, l'Orchestra Mozart si sintonizza sempre più spesso sul Romanticismo, cambiando sensibilmente suono. Dopo l'Ouverture da "Genoveva", il Concerto per pianoforte in La minore (mirabile Radu Lupu sempre in punta di dita) e la seconda Sinfonia di Schumann che ha rappresentato forse il più alto vertice interpretativo di Abbado in sei anni di attività con l'Orchestra Mozart, ecco a distanza di sette giorni la Sinfonia "Renana" col suo suono "grasso" e "campagnolo", e quelle folate di gioia e vitalità incontenibili, a cominciare dall'indimenticabile esordio, che trovano da sempre in Abbado un interprete ideale. L'orchestra rimpolpata nelle file degli archi mantiene comunque il nitore e la precisione che le riconosciamo quando esegue Haydn e Mozart, mentre i vari solisti che si affiancano ai leggii dei fiati gareggiano per bellezza di suono (elettrizzante il passaggio del tema ai corni, nel primo movimento, e la fanfara che annuncia la ripresa conclusiva).
Di tutt'altro segno il Concerto per violino e orchestra di Beethoven che apriva il programma del secondo concerto: Isabelle Faust insegue un suono chiarissimo, quasi pungente nel suo assotigliarsi alla riceca della nota limpida e pura, e l'orchestra si scarnifica, toccando l'apice del virtuosismo nei pizzicati del tempo lento, contenuti al limite del silenzio ("sempre perdendosi", prescrive la partitura). Più che i toni eroici della partitura, Abbado evidenzia allora quelli pastorali, e l'incontro fra i due interpreti trova così una lingua comune per dialogare.
Interpreti: Isabelle Faust, violino
Orchestra: Orchestra Mozart
Direttore: Claudio Abbado
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classica
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A Roma, prima con i complessi di Santa Cecilia, poi con Vokalensemble Kölner Dom e Concerto Köln