L’Eneide Star Trek
“Le Troyens” di Berlioz aprono la stagione di Valencia
Recensione
classica
Sarà la magia di 28 gradi nella notte di Halloween e degli usignuoli valenciani dopo 6 ore di spettacolo. Sarà la magia della architettura di Santiago Calatrava. Sarà la straordinaria zampillante creatività di Carlus Padrissa e della catalana Fura dels Baus. Sarà che Berlioz è il più grande compositore di tutti i tempi (eh eh), ma “Les Troyens” che hanno inaugurato la nuova stagione del Palau de les Arts diretto da Helga Schmidt valgono il viaggio (repliche a Valencia sino al 12 novembre). La direzione di Valeri Gergiev ha esaltato le qualità della Orquestra e del Cor de la Comunitat Valenciana: mai si era sentito un Berlioz così asciutto, virile, veramente romantico nella sua intelligente disperazione. Una compagnia di canto con 17 parti è stata governata con maestria inoppugnabile. Questa coproduzione con il russo Marinskij e il polacco Wielcki racconta l’Eneide come uno Star Trek. Didone galleggia nello spazio con la sua colonia, e arriva la navicella di Enea, dopo che il Troyan Virus, ovvero il cavallo hi-tech di quell’hacker malefico di Ulisse, è entrato nel sistema fortificato della città di Cassandra e Enea devastando i sistemi e radendola al suono in una apocalisse cyberpunk. Il multimedia 3D è in alcuni casi sconvolgente, come quando un immenso avvoltoio becca di luce i corpi veri di comparse che fremono mentre la carne moribonda viene distaccata dalle ossa. Altra scena di teatralità gigantesca è il suicidio di massa delle donne troiane, con i funamboli della Fura che spiccano in volo a far scoppiare vesciche di sangue contro un telo di nylon trasparente. Ottima la Cassandra di Elisabete Matos, buona Daniela Barcellona come Didone.
Interpreti: Elisabete Matos, Stephen Gould, Danela Barcellona
Regia: Carlus Padrissa (La Fura dels Baus)
Scene: Roland Olbeter
Costumi: Chu Uroz
Orchestra: Orquestra de la Comunitat Valenciana
Direttore: Valeri Gergiev
Coro: Cor de la Comunitat Valenciana
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