Festa, favola, mito, L’Orfeo di Monteverdi è un po’ tutto questo: un’opera aperta, come ricorda Emilio Sala nel programma. Venerata e incompresa, come tutte le cose che stanno alle nostri origini culturali, ma che sentiamo ancora troppo lontane: specie quando fanno capolino ogni 30-40 anni. Alla Scala si vide Orfeo per l’ultima volta nel 1978: si dirà che Monteverdi non è adatto alla vastità di tale sala (quand’è che supereremo il tabù dell’amplificazione?), ma in questo lasso di tempo la prassi esecutiva ha fatto passi da gigante, anche in Italia. Complessi italiani hanno dimostrato, per esempio, quanto nell’opera secentesca sia di fondamentale importanza l’applicazione della retorica alla teoria degli affetti, la drammaturgia del contrasto e quanto sia necessario avere interpreti italiani che siano in grado di rendere comprensibile e portatrice di senso ogni parola. Tutto questo, alla Scala c’era: efficace la direzione di Alessandrini, aiutata da una compagine strepitosa sia nei pieni che nei soli (ma non capisco perché non bastasse il solo Concerto Italiano, senza scaligeri in più), e con un cast stellare che ha in Sara Mingardo e nel baritono Georg Nigl (Orfeo drammaticissimo, da urlo il suo “Tu se’ morta”) le due punte migliori. E poi c’è Bob Wilson: il quale disegna spazi con un albero e un sistema di luci calibrati al millimetro, (non) muove i personaggi per minimi gesti, non chiede di essere capito ma lascia che lo spettatore si faccia parte integrante dello spettacolo nel costruire il suo percorso ermeneutico. Anche quando, come in un film di David Lynch o in quadro di Rousseau, un uccello danzante o una pantera guardano in platea alla ricerca di un’altra storia del mondo da ascoltare al suon della lira. Non funzionerà con Ulisse e Poppea, ma per ora ci basta.
Note: Collaboratore alla regia: Giuseppe Frigeni; collaboratore alle scene: Serge Von Arx; Lighting Designer: A.J. Weissbard
Interpreti: (La Musica, Euridice, Eco) Roberta Invernizzi; (Orfeo) Georg Nigl; (Messaggera, Speranza) Sara Mingardo; (Caronte) Luigi De Donato; (Proserpina) Raffaella Milanesi; (Plutone) Giovanni Battista Parodi; (Apollo) Furio Zanasi
Regia: Robert Wilson
Scene: Robert Wilson
Costumi: Jacques Reynaud
Orchestra: Orchestra del Teatro alla Scala (Basso Continuo: Concerto Italiano)
Direttore: Rinaldo Alessandrini
Luci: Robert Wilson