Un Attila dignitoso ma non memorabile, con un Anastassov, nel ruolo del titolo, dal timbro caldo ma dall'espressione un po' monocorde e una Guleghina un po' sopra le righe. Regia straniante, un po' immaginifica, dove i personaggi vestono costumi d'epoche diverse, che non sa però indicare il senso di una lettura e delle sue scelte. Direzione musicale di Kovatchev efficace che punta ad effetti paritcolari, con ampie aperture liriche e stingenti cabalette.
Se l'Attila di Orlin Anastassov, con un physique du rôle imponente e autorevole a impersonare il condottiero barbaro, si presenta nelle vesti di un personaggio da guerre stellari, Odabella pare indossare i panni dimessi di una contadina dell'Est, Ezio quelli di un soldato del fronte della Grande Guerra e Foresto, in giacca e pantaloni neri, con gli esuli di Aquileia, quelli degli emigranti del secolo scorso: l'intenzione di una regia, volutamente straniante, che vuole collocare la vicenda al di fuori della storia - pare in realtà un viaggio con la macchina del tempo - non riesce tuttavia a manifestare in maniera chiara le sue intenzioni e la vicenda del libretto resta sullo sfondo. Da un lato le soluzioni immaginifiche e suggestive delle proiezioni di cieli colorati, con un repertorio di giochi di luce, immagini evocative e citazioni, dall'altro quelle di un teatro dell'assurdo, anche con mimi grotteschi: un teatro che non sa indicare il senso delle sue scelte e che nello stesso tempo non osa essere decisamente sperimentale.
Anastassov si manifesta per un colore timbrico particolarmente caldo, teatralmente autorevole, con un'enfasi solenne, ma eccessivamente monocorde nell'espressione che non lascia molto spazio alle contraddizioni del personaggio; la Guleghina è un'Odabella che vuole imporsi a tutti i costi con i toni decisi del soprano drammatico ma va un po' sopra le righe e nell'agilità manca della necessaria leggerezza. Stentoreo e robusto L'Ezio di Luca Salsi, convincente e dal colore morbido Fabio Sartori in Foresto. Un'Attila dignitoso ma non memorabile quindi, condotto con piglio da Kovatchev, con aperture liriche nelle arie e velocissime e stringenti cabalette, pur se non sempre attento al senso della parola cantata.
Fabio Zannoni
Note: Nuova Produzione Fondazione Arena di Verona
Interpreti: Attila Orlin Anastassov
Ezio Luca Salsi
Odabella Maria Guleghina
Foresto Fabio Sartori
Uldino Antonello Ceron
Leone Antonio De Gobbi
Regia: Georges Lavaudant
Scene: Jean Pierre Vergier
Costumi: Jean Pierre Vergier
Orchestra: Orchestra dell'Arena di Verona
Direttore: Julian Kovatchev
Coro: Coro dell'Arena di Verona
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