Un Weill riscoperto

Unica pièce teatrale in francese di Weill, scritta nel 1934 durante la tappa parigina del suo esilio, prima dell'approdo negli Usa, Marie Galante non era stata più rappresentata dopo il fiasco della prima. Alcune canzoni erano sopravvissute autonomamente, ma il resto ha dovuto essere ricostruito con grandi difficoltà: è musica del miglior Weill, sebbene non così graffiante e provocatoria come quella del periodo tedesco.

Recensione
classica
Teatro Nazionale Roma
Kurt Weill
20 Febbraio 2007
Nel 1934 a Parigi, prima tappa del suo esilio, Weill scrisse le musiche per una pièce di Jacques Deval, Marie Galante: fu un fiasco, ma per colpa del testo, non della musica, di cui alcuni numeri sopravvissero infatti come canzoni autonome. Per questa esecuzione, la prima dal 1934, tutta la musica è stata ricostruita sulle partiture e le parti custodite alla Kurt Weill Foundation di New York, il cui stato è tale che i curatori confessano di non poter giurare sull'esatta fedeltà alla stesura originale: comunque sia, è un recupero eccezionale, che permette di riascoltare una decina di canzoni, più vari coretti, danze, pezzi strumentali e un lamento funebre gospel, tutti del miglior Weill. Senza il teatro epico di Brecht e con la morbida fonetica francese al posto dello spigoloso tedesco, si diluiscono le abbondanti dosi di veleno celate nella melassa pseudosentimentale e si attenua il tono canagliesco e triviale, ma ancora non si è al glamour dei musical scritti più tardi per Broadway, che - senza voler stabilire delle graduatorie di valore - sono totalmente un'altra cosa dal Weill tedesco. Quanto al testo di Deval, nessuno rimpiange che sia stato sforbiciato, ma forse si è esagerato, perché a tratti diventa difficile capire il contesto in cui si collocava in origine la musica e quindi anche la sua valenza teatrale. Lo spettacolo di Joseph Rochlitz ricostruisce con spirito l'ambientazione 1930 (l'azione si svolge in America latina e lei è il personaggio tipico di Weill, una puttana di buon cuore, l'unica persona decente in mezzo a tanti ipocriti perbenisti) ma non osa nulla di particolare, rischiando di apparire un buon saggio di fine anno. Nella folta schiera di attori, che si cimentano anche con il canto, spicca Chiara Muti, molto carina nel look alla Lulu - Louise Brooks, e impegnatissima a recitare, ballare e cantare: niente male, se consideriamo che era al suo primo Weill. Anche papà Riccardo l'ha molto applaudita. A posto la direzione di Vittorio Parisi.

Note: prima esecuzione italiana

Interpreti: Marie Galante: Chiara Muti; Capitano: Roberto D'Alessandro; Direttore di scena. Josiah: Goffredo Matassi; Oswald Staub: Vittorio Amandola; Solista gospel: Derek Lee Ragin

Regia: Joseph Rochlitz

Scene: Cristian Taraborrelli

Costumi: Angela Buscemi; Luci di Patrizio Maggi

Coreografo: Luc Bouy

Orchestra: Orchestra del Teatro dell'Opera di Roma

Direttore: Vittorio Parisi

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