Torvaldo più serio che buffo

Una delle ultime occasioni di presentare al ROF un Rossini sconosciuto basandosi sulla nuova edizione critica è stata sfruttata nel modo migliore: il pubblico dei fedelissimi rossiniani sembra averlo capito prima e meglio di parte della critica, che non ha colto la singolarità di quest'opera, ricca disorprendenti preannunci preannunci di Donizetti e Bellini, anche più delle successive e statuarie opere serie napoletane.

Recensione
classica
Rossini Opera Festival Pesaro
Gioachino Rossini
07 Agosto 2006
Rispetto alle consorelle semiserie Matilde di Shabran e Gazza ladra, Torvaldo e Dorliska tende molto più al serio e ricorda semmai il Fidelio, per quell'innocente gettato in una scura prigione da un tiranno (ma qui il movente è l'amore, non il potere) e per quell'arrivano i nostri nel finale (ma qui annunciato dal suono delle campane, non delle trombe). L'unico personaggio buffo è in realtà bonario, paterno, umanamente combattuto tra timore del suo capo e compassione per la vittima - una specie di Rocco – e Bruno Praticò è bravissimo a lasciarne emergere l'umanità, frenando per una volta la sua straripante comicità. Anche i ruoli seri di basso e soprano (meno il tenore) sono veri personaggi, non i soliti tipi. Grande Michele Pertusi, che conserva una perfetta forma vocale e cresce interpretativamente a ogni prova, trovando insospettatamente il suo terreno ideale nei ruoli di cattivo. Darina Takova conferma la sua straordinaria versatilità, sebbene la voce sia diventata un po' troppo corposa per affrontare con piena disinvoltura le acrobazie rossiniani. Francesco Meli ha un canto sfumato e un bel timbro: un'eccellente nuova leva del canto rossiniano, purché metta a punto l'agilità. Victor Pablo Perez dà densità sinfonica e orchestrale alla bella ouverture e poi piace proprio perché non è un rossiniano e va oltre le formule, cogliendo in quest'opera giovanile una flessuosità melodica, una libertà formale e un colore orchestrale non stereotipati. Ma il segno allo spettacolo lo dà Mario Martone: si può dire che la scena è un tormentato bosco romantico alla Caspar Friedrich, che l'azione deborda anche in platea e che i rapporti tra comico e serio sono perfetti, ma come sempre la sua regia non si può descrivere, perché è troppo viva per fissarla in poche parole.

Note: nuovo all.

Interpreti: M. Pertusi, D. Takova, F. Meli, B. Praticò, J. Fischer, S. Alberghini

Regia: Mario Martone

Scene: Sergio Tramonti; luci Cesare Accetta

Costumi: Ursula Patzak

Orchestra: Orchestra Haydn di Bolzano e Trento

Direttore: Victor Pablo Perez

Coro: Coro da Camera di Praga

Maestro Coro: Lubomir Matl

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