Il Paese della crudeltà
HK Gruber, l'Ensemble Modern e una eccellente compagnia di cantanti per una teatralissima versione "da concerto" del capolavoro di Kurt Weill
Recensione
classica
Non sempre il teatro musicale ha bisogno di regia, scene, costumi. Se c'è qualcuno che sa suonare, cantare la drammaturgia, si può risparmiare sulla messinscena e mettere insieme una "Opera da tre soldi" esaltante. Già nel suo disco di pochi anni fa (praticamente clandestino in Italia), il luciferino HK Gruber, direttore, cantante, compositore della Vienna ancora creativa (suo uno spassoso "Frankenstein") aveva fatto per le musiche di Weill un lavoro che valeva più di mille filologie: riecco il complessino jazz/cabaret del '29, con clarinetti, sassofoni e trombe a fanfareggiare sardonicamente, banjo, chitarra hawaiana e organetti a fare ironia popular: l'Ensemble Modern, come la Palast Orchestra di Max Raabe, sa anche alzarsi in piedi a canticchiare uno spassoso coro di delinquenti ubriachi a un festino di nozze! Fantastico. Gruber fa un Peachum spaventosamente untuoso e Shylock, arrotando le rutilanti erre e cacciando davanti al leggìo teatralità grassissima. E gli altri cantanti (tutti, ma in particolare il mellifluo e cinico Mackie Messer di Adrian Eröd) erano molto weimariani ed erotici (ah, le lunghissime gambe e il tutù rosa, e i tacchi altissimi della Lucy di Zinnie Böwe, come facevano Lust Kabarett anche in concerto!). E anche i raccordi narrativi raccontati da Marco Paolini erano ironici, discreti e crassi quanto occorreva. Così, davanti a una platea gremita di gente davvero varia (dai maestri elementari agli studenti universitari, alle coppie "democratiche"), le parole di Brecht hanno ripreso a staffilare e amareggiare: nulla è cambiato! Ancora carneficine, crudeltà, spietatezza, in giro per il mondo! E infine, intuizioni da questo Paese della crudeltà: Weill chiaramente parodizza Lehár e l'operetta viennese quando simula duetti di romanticismo andato a male, Mackie flauta sogni di grazia come in un sinistro e grottesco "Paese del sorriso", cinese più per boia e torture che per grazia formale.
Interpreti: Jonathan Peachum Adrian Eröd, Macheath (Mack the Knife) Hanna Schwarz, Celia Peachum Ute Gfrerer, Polly Peachum Winnie Böwe, Lucy Susanne Kelling, Jenny Hannes Hellmann, Tiger Brown Marco Paolini, narratore
Orchestra: Ensemble Modern
Direttore: HK Gruber
Coro: Coro Filarmonico del Regio di Torino
Maestro Coro: Claudio Marino Moretti
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A Roma, prima con i complessi di Santa Cecilia, poi con Vokalensemble Kölner Dom e Concerto Köln