Sappiamo che "Il Re pastore" fu commissionato a Mozart per un giorno e un'occasione ben precisi, cioè il 23 aprile del 1775, quando l'Arcivescovo Colloredo offrì questa serenata teatrale a Maximilian Franz, ultimogenito dell'imperatrice Maria Teresa, di passaggio a Salisburgo. Ma la musica che Mozart scrisse è totalmente fuori dal tempo, si muove tra geometrie astratte, respira un'atmosfera metafisica, è immersa in una luce irreale. Siamo agli antipodi della vita che scorre tumultuosa nella "folle giornata" di Figaro e compagni, qui i personaggi si muovono con tale lentezza da sembrare immobili e nulla succede che non sia stabilito già all'inizio dalle regole inalterabili d'un inesistente mondo utopico.
Portare sulla scena questa serenata significa fare i conti con tale semi-immobilità e con tale assenza di un'azione teatrale tradizionalmente intesa. Daniele Abbado (con la collaborazione di Silvano Cova per l'impianto scenico, Carla Teti per i costumi, Luca Scarzella per la regia video e Giovanni Di Cicco per i movimenti coreografici) ha immaginato spazi e movimenti astratti. Sul palcoscenico, chiuso da tre pareti lisce, nere in basso e grigie in alto, e attraversato per l'intera lunghezza da un bacino con un palmo d'acqua, si muovono alcuni danzatori con estrema lentezza e con gesti calibrati, in cui si percepisce un sottofondo di violenza, costretta però e incanalata da regole rituali e da ferreo autocontrollo. Evidenti i riferimenti alla scultura classica e soprattutto al mondo orientale, non solo Asia minore e India (effettivamente raggiunte da Alessandro Magno, che è uno dei protagonisti del "Re pastore") ma anche Giappone. Si resta un po' perplessi non tanto per l'estraneità solo apparente di questa suggestiva cornice alle parole del testo metastasiano, quanto per i suoi tempi e i suoi ritmi, che si fatica a collegare per affinità o anche per contrasto a quelli della musica. Quanto all'azione vera e propria, si è già detto che ce n'è poca o nessuna e giustamente Abbado non s'inventa nulla e regola semplicemente le entrate ed uscite dei cinque protagonisti come richiede la sequela di recitativi e arie (ci sono solo un duetto e un breve "tutti" conclusivo).
La direzione di Corrado Rovaris ha valorizzato la metafisica purezza e la trasparente soavità di questo Mozart diciannovenne. Che un'orchestra di provincia qual è la Filarmonica Marchigiana possa accostarsi con risultati così buoni (non possiamo dire perfetti) a una partitura tanto apparentemente semplice quanto subdolamente insidiosa è una confortante testimonianza dei progressi delle nostre orchestre.
Mozart si lamentava dei cantanti che aveva a disposizione a Salisburgo ma evidentemente non si era lasciato condizionare da tale limitazione scrivendo le parti dei cinque personaggi del "Re pastore", che, se non richiedono estensioni proibitive, presentano problemi tecnici e stilistici non indifferenti, risolti in modo non superlativo ma comunque accettabile dai protagonisti di quest'edizione. Aminta, il re pastore, era Raffaella Milanesi, che ha voce limpida ma esile e tecnica discreta ma non più che discreta: come risultato, le sue agilità sembrano più un ronzio di zanzara che una cascata di perle, ma si riscatta nei pezzi cantabili, come il bellissimo duetto alla fine del primo atto e la famosissima aria "L'amerò, sarò costante". Giorgia Milanesi ha caratteristiche simili (d'altronde sono sorelle gemelle) ma con agilità più nitide. Cinzia Forte è come sempre musicalissima e tecnicamente agguerrita. A ognuna delle tre lunghe arie di Alessandro Magno Stefano Ferrari appare progressivamente più stanco ma viene comunque a capo onorevolmente d'un ruolo molto complesso. Un po' logoro Bruno Lazzaretti nel ruolo minore di Agenore.
Con un'opera così poco popolare, non sapremmo quale altro pubblico avrebbe riempito il teatro e applaudito con così sincero apprezzamento.
Note: Nuova produzione
Interpreti: Cinzia Forte, Stefano Ferrari, Raffaella Milanesi, Giorgia Milanesi, Bruno Lazzaretti
Regia: Daniele Abbado
Scene: Silvano Cova
Costumi: Carla Teti
Coreografo: Giovanni Di Cicco
Orchestra: Orchestra Filarmonica Marchigiana
Direttore: Corrado Rovaris