La grandezza tragica dei Troiani

Ad Amsterdam un nuovo, spettacolare allestimento dei "Troiani" di Berlioz. La regia di Pierre Audi ha sottolineato la forza simbolica dell'opera, gli elementi arcaici e rituali, reinterpretando anche alcune convenzioni del grand-opéra. Straordinaria performance delle due protagoniste, Petra Lang e Yvonne Naef, ma anche del coro, unita alla lettura nitida e incalzante di Edo de Waart.

Recensione
classica
Teatro dell'Opera Amsterdam
Hector Berlioz
11 Ottobre 2003
Spettacolo indimenticabile "Les Troyens" di Berlioz, opera fiume messa in scena ad Amsterdam con la regia di Pierre Audi, e con Edo de Waart sul podio. Per la magnificenza dell'apparato visivo, perfetta sintesi di grand-opéra, mitologia e tecnologia, per l'ottimo livello di tutto il cast, per il nitore del suono orchestrale e la bravura del coro. La scenografia di George Tsypin sfruttava tre enormi parallelepipedi trasparenti, dai colori ambrati, smontabili, praticabili, illuminati dall'interno, veri monoliti che si disponevano orizzontalmente per rappresentare le mura di Troia, si inclinavano per descriverne la caduta, in verticale diventavano le colonne del palazzo di Didone a Cartagine. Pierre Audi, reduce dal grande successo della Tetralogia messa in scena nello stesso teatro, ha sottolineato la grandezza tragica dell'opera, la sua forza simbolica mettendo in grande risalto le scene corali: masse che entravano e uscivano dalla scena con grande rapidità, senza togliere fluidità allo scorrere dell'opera, e che si ammiravano ogni volta per la compattezza e la nitidezza del suono (un plauso dunque al maestro del coro Winfried Maczewski). La sua regia imprimeva ad alcune scene anche la forza arcaica e drammatica di un rituale (impressionante il suicidio collettivo alla fine del secondo atto con le donne di Troia in vesti nere che agitavano i pugnali con gesti sincronizzati, come una danza macabra), sfruttava la forza evocativa di alcuni elementi scenici (come l'enorme testa di cavallo, immersa in una luce rosso sangue che veniva calata dall'alto alla fine del primo atto, e che alla fine dell'opera riappariva e prendeva fuoco, nel momento del suicidio di Didone e del coro di maledizione dei Cartaginesi), reinterpretava alcune convenzioni del grand-opéra (come la pantomima del quarto atto, La Caccia reale e tempesta, letta come una metafora della natura umana, popolata di figure grottesche e multicolori, carica di inquietudini). All'efficacia di queste scelte teatrali davano un contributo decisivo le luci di Peter van Praet, che inondavano le scene di colori accesi, di contrasti improvvisi, giocando mirabilmente sulle gibbosità del fondale, e scandendo la narrazione con una infinità di modulazioni. Ammirati anche i costumi di Andrea Schmidt-Futterer, lontani dagli stereotipi mitologici, e le deliziose coreografie di Amir Hosseinpour e Jonathan Lunn basate su movimenti ritmici e geometrici, con sei danzatori che davano corpo alle ombre, agli spettri, alle visioni, ai sogni che punteggiano tutta l'opera, ma non senza una vena di ironia. De Waart, alla guida dell'orchestra filarmonica della Radio Olandese, ha accentuato i contrasti di atmosfera e le qualità propulsive della musica di Berlioz, ma cogliendo il grande respiro d'insieme. Mattatrici della serata le due prime donne, intorno alle quali sono costruite le due parti dell'opera (La presa di Troia e I Troiani a Cartagine): Cassandra e Didone, una profetessa lucida e visionaria, l'altra icona della passione amorosa; da un lato la voce imponente di Petra Lang, capace di reggere senza cedimenti l'impressionante crescendo drammatico della sua parte, dall'altro il temperamento e la grande espressività di Yvonne Naef. Penalizzato da non perfette condizioni fisiche (che lo hanno costretto ad alcuni improvvisi falsetti e suoni rotti) Donald Kaasch ha comunque dimostrato di possedere timbro eroico e grande padronanza del teatro, adatti al personaggio di Enea. Ammirati anche Isabelle Cals, un Ascanio molto credibile sia per timbro vocale che per gestualità e proporzioni fisiche, Peter Coleman-Wright, un Corebo che ha sfoggiato un canto pieno di dolcezza, Charlotte Hellekant, nei panni di Anna, la sorella di Didone, ottimo contralto dalla nobile e seducente figura scenica, e i bassi Brian Bannatyne-Scott (Priamo) e David Wilson-Johnson (l'ombra di Ettore).

Note: Drammaturgia Klaus Bertisch

Interpreti: Énée Donald Kaasch Chorèbe Peter Coleman-Wright; Panthée Tómas Tómasson; Narbal Frode Olsen; Iopas John Osborn; Ascagne Isabelle Cals; Cassandre Petra Lang; Didon Yvonne Naef; Anna Charlotte Hellekant; Helenus/Hylas Marcel Reijans; Priam Brian Bannatyne-Scott; Un chef grec/1ère sentinelle Alexandre Vassiliev; Un soldat/2ème sentinelle Josep Ribot; L'ombre d'Hector/Le dieu Mercure David Wilson-Johnson; Sinon Christopher Gillett; Polyxène Michaëla Karadjian; Hécube Irene Pieters; Andromaque Jennifer Hanna

Regia: Pierre Audi

Scene: George Tsypin

Costumi: Andrea Schmidt-Futterer

Coreografo: Amir Hosseinpour, Jonathan Lunn

Orchestra: Radio Filharmonisch Orkest Holland

Direttore: Edo de Waart

Coro: Koor van De Nederlandse Opera

Maestro Coro: Winfried Maczewski

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