Capriccio anacronistico

Nuova produzione di Capriccio al Teatro Lirico di Cagliari e prima esecuzione in Sardegna dell'ultima opera di Strauss, in un allestimento firmato da Luca Ronconi che ha trasportato l'ambientazione settecentesca nel Novecento, per sottolineare l'"anacronismo" di Capriccio.

Recensione
classica
Teatro Lirico di Cagliari Cagliari
Richard Strauss
26 Aprile 2003
Nuova produzione di Capriccio al Teatro Lirico di Cagliari (inserita nell'ambito del III Festival di Sant'Efisio) e prima esecuzione in Sardegna. L'ultima opera di Strauss, il suo testamento spirituale, capolavoro di metateatro (costruito come un continuo, vertiginoso, slittamento dei piani rapprsentativi), testimonianza delle straordinarie capacità alchemiche di Strauss, vera "ghiottoneria per buongustai", è stata presentata in un allestimento firmato da Luca Ronconi (che aveva già messo in scena l'opera di Strauss 12 anni fa, a bologna), con la collaborazione di Ugo Tessitore. Un allestimento che ha trasportato l'ambientazione settecentesca nel Novecento, alla vigilia della seconda guerra mondiale, nel periodo in cui fu composta l'opera, per sottolineare l'anacronismo di Capriccio ("l'anacronismo è un elemento strutturale di quest'opera" secondo il regista), reso evidente dallo sfasamento tra ambienti e personaggi, tra scenografia del castello rococò (di Margherita Palli) e gli abiti novecenteschi (bellissimi, di Vera Marzot). Più attento al gioco degli specchi che a quello delle seduzioni, questo spettacolo si è ammirato per la grande raffinatezza, l'eleganza del gesto, il gioco mobilissimo di quinte, grossi tendaggi, arazzi, enormi specchi, che disegnavano le diverse sale del castello e permettevano di mostrare anche scene simultanee (come la breve inquadratura che si apriva sulle prove nel teatro di corte). In questo spazio, dominato dal verde e dall'oro, e impreziosito dalle luci radenti di Guido Levi, Ronconi ha fatto recitare tutti, con una mimica essenziale ma molto efficace anche nelle parti non cantate, per mettere in risalto la dimensione della "conversazione". Per rendere tangibile la dimensione del "metateatro" ha fatto invece ricorso ad alcune soluzioni simpatiche, ma un po' didascaliche: come l'appassionato racconto di Flamand che svela alla Contessa come era nato il suo amore, racconto che si materializzava sulla scena in una breve sequenza retrospettiva (nella quale Madeleine mimava l'episodio della biblioteca); o la provocatoria proposta del conte che suggerisce di utilizzare come soggetto della nuova opera gli avvenimenti di quella giornata, proposta che generava una scena popolata da sosia immobili di tutti i personaggi, una specie di museo delle cere, un universo parallelo dove per un momento entravano in contatto il mondo della realtà (nel teatro) e quello del teatro (nel teatro). Ottimo tutto il cast, cantanti che erano anche delle figure teatralmente indovinate. Dagmar Schellenberger è stata un a Contessa vocalmente impeccabile, molto espressiva (il culmine dell'emozione lo raggiungeva nelle ultime frasi del suo lungo monologo, cantate con un filo di voce), ma anche una silhouette perfetta, nobile nell'incedere, elegantissima. Imponente invece la voce e la figura di Jan-Hendrik Rootering, un La Roche molto applaudito nel suo monologo che riecheggia il Sachs dei Meistersinger. Assai promettente il tenore Giuseppe Filianoti, nella parte di Flamand, come bravo è parso Markus Werba nei panni di Olivier. Autorevole la Clairon di Doris Soffel, che sfoggiava anche un seducente colore vocale. Ben riuscite anche le esibizioni proposte da La Roche nella parte centrale dell'opera: quella della giovane ballerina (una aggraziatissima Anjella Kouznetsova) e il duettino dei cantanti italiani presentati come un "prodotto tipico" (Anna Chierichetti, e Massimiliano Pisapia). L'Orchestra del Teatro Lirico era guidata da Rafael Frühbeck de Burgos (a Cagliari aveva già diretto Goyescas e La vida breve), che ha colto bene l'atmosfera ovattata e borghese dell'opera, il tono discorsivo adatto a una "conversazione per musica", guidando anche con grande maestria i complessi concertati (i due ottetti e la scena dei servitori).

Note: nuovo allestimento del Teatro Lirico di Cagliari

Interpreti: La Contessa: Kallen Esperian/Rosa Maria Baker (29/4); Il Conte: Wolfgang Holzmair/Davide Damiani (29/4); Flamand: Giuseppe Filianoti/Ludovit Ludha (29/4); Olivier: Markus Werba; Clairon: Ursula Ferri/Elena Traversi (29/4); La Roche: Jan-Hendrik Rootering/Roland Bracht (29/4)

Regia: Luca Ronconi

Scene: Margherita Palli

Costumi: Vera Marzot

Orchestra: Orchestra e Coro del Teatro Lirico

Direttore: Rafael Frühbeck de Burgos

Maestro Coro: Paolo Vero

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