Messalina piccante e divertente
Messalina nel Seicento era scandalosa ora è solo divertente
Recensione
classica
A Venezia, nel 1679, a metà strada tra la Poppea di Monteverdi e l'Agrippina di Haendel, Carlo Pallavicino trasformò in protagonista di un'opera anche un'altra scandalosa imperatrice romana, anzi la più scandalosa di tutte, Messalina. Ma, mentre l'opera di Monteverdi e quella di Haendel sono tornate da tempo in repertorio e sono diventate due monumenti della storia dell'opera, quella di Pallavicino giunge solo ora alla prima rappresentazione in tempi moderni e si fa ascoltare soprattutto per le situazioni imprevedibili e maliziose, piuttosto piccanti ancora oggi, per il veloce ritmo scenico e per la pletora di brevi arie, che innanzitutto hanno il pregio di non interrompere l'azione e inoltre sono sempre molto musicali e scorrevoli, talvolta anche affascinanti per invenzione melodica o per capacità d'esprimere una situazione o un carattere. Questo "dramma comico" nella Venezia del Seicento doveva essere l'equivalente di un opéra bouffe di Offenbach nella Parigi dell'Ottocento o di una musical comedy nella New York del Novecento, ma molto più piccante, tanto che pare che il libretto, corredato da immagini alquanto audaci, fosse venduto come pubblicazione pornografica. Nel piccolo chiostro di Batignano la scena consiste solo in una lunga pedana bianca che divide in due le file delle sedie per gli spettatori, ma l'azione è comunque molto movimentata, perché deborda tra i pilastri del portico e nella loggia del piano superiore. E nel secondo atto, ci si trasferisce anche in uno spiazzo esterno all'ex-convento, dove il bosco previsto dal libretto è stato sostituito da qualcosa che sta tra una discarica e un accampamento di emarginati, perché il regista Julian Webber ha naturalmente spostato l'azione ad anni recenti, più o meno quelli della swinging London. E ha fatto benissimo, perché impacciati da toghe e pepli i protagonisti non avrebbero mai potuto darci la recitazione scatenata e gli ammicchi ironici che hanno trasformato questa riesumazione musicologica in una serata piacevole e divertente. In quest'ottica -tenendo cioè conto che la recitazione è qui importante almeno quanto il canto- vanno apprezzati i risultati del giovanissimo cast, ben sorretto dalla direzione di Jonathan Gale: vanno citati almeno Andrew Watts (Claudio), Stephen Wallace (Tullio) e Luise Canon (nel title role). L'unico serio difetto era l'incomprensibile pronuncia italiana di una parte di questo cast interamente anglofono.
Note: prima rappresentazione in tempi moderni
Interpreti: Cannon, Watts, Bates, Clarke, Peel, Strivens, Rolf, Wallace
Regia: Julian Webber
Scene: Dick Bird
Orchestra: Il complesso barocco di Santa Croce
Direttore: Jonathan Gale
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