Il Teatro Nuovo è chiuso per lavori, ci sono pochi soldi e infine - probabilmente è questa la ragione principale, sebbene non ufficialmente dichiarata - i vincitori dello Sperimentale di quest'anno non sarebbero stati in grado di affrontare cimenti più impegnativi: bisogna ringraziare tutte queste circostanze apparentemente avverse per la scelta di un'opera splendida, "Il Mondo della Luna" di Haydn, che non richiede il coro, usa un'orchestra relativamente piccola e s'accontenta di scenografie semplici e leggere. Comunque si è dovuto fare ampio ricorso ai vincitori delle precedenti edizioni del concorso, perché questa non è certamente un'operina facile, anzi è una dura scuola per i giovanissimi cantanti, da cui esige limpide agilità, controllo perfetto e (in alcuni casi) ampia estensione. Queste qualità non mancano a Novella Bassano (Flaminia), che vi aggiunge anche quel timbro luminoso e quella capacità di restare in bilico fra maliziosità e sentimentalismo, che sono tratti tipici dei cantanti con l'opera comica nel sangue. Invece Micaela Carosi (Clarice) è già avviata a una promettente carriera di soprano drammatico verdiano, ma sa sottoporre la sua voce così "importante" al rigore e alla misura dello stile settecentesco. Anche Giacinta Nicotra è già in carriera e si conferma (nel ruolo en travesti di Ernesto) un elemento prezioso nel repertorio settecentesco: bravissima in particolare nella sua aria del secondo atto, il cui stile curiosamente retro per il 1777 riportava a Haendel. Bene anche l'altro mezzosoprano, Maria Miccoli (Lisetta). Il reparto femminile è dunque di buon livello e batterebbe per quattro a zero la squadra maschile, se l'onore del sesso forte non fosse difeso da Lorenzo Galeazzi, nel ruolo da basso-buffo del protagonista Buonafede. Piuttosto acerbi invece i due tenori: Andrea Cesare Coronella (Ecclittico) cerca comunque di trarre il miglior partito possibile da un materiale vocale alquanto modesto, mentre Stefano Osbat è più adeguato a un ruolo di non grandi pretese (il servo Cecco). L'Orchestra del Teatro Lirico Sperimentale di Spoleto quest'anno è sembrata un po' fragile, ma Andrea Molino l'ha diretta con polso fermo, rendendo piena giustizia alla splendida scrittura orchestrale di Haydn. Lucio Gabriele Dolcini ha curato una messa in scena scorrevole, a tratti divertente, che però non coglieva le implicazioni e le allusioni dell'originale libretto di Goldoni, riportandolo ai tipi e ai lazzi della solita opera buffa.
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