All'Arena di Verona Il colorato Trovatore di Zeffirelli
Prima di Trovatore all'Arena di Verona:resa musicale e compagnia di canto nel complesso convincente. Allestimanto registico di Zeffirelli molto ridondante e colorato ma di grande impatto visivo
Un Trovatore all'insegna di una spettacolarità tutta areniana quello che ha inaugurato la stagione estiva 2001; l'intenzione di ripristinare i balletti, che Verdi scrisse per l'Opera di Parigi, del resto già rivelava l'intenzione di puntare su questo aspetto nell'allestimento complessivo. E Zeffirelli ce la mette tutta per creare un impatto scenico estremamente denso e ridondante: tra due enormi sagome di uomini in armi, fermati nell'atto di una lotta cruenta, che stazionano perennemente ai lati della scena, è un tripudio di alabarde, scudi, armature, con luci che si proiettano fino alla gradinate dell'anfiteatro. E notevoli sono gli effetti coloristici e di movimento delle masse nell'accampamento degli zingari, in quello del Conte di Luna, dove ovunque fanno capolino danzatori di flamenco con le loro nacchere (no non siamo capitati in Carmen) e un'umanità della più varia; e ancora processioni di monaci e monache con baldacchini, mentre al centro si staglia un enorme tabernacolo dorato, in quello che dovrebbe essere un luogo di ritiro. Una grandiosità che riesce ad attanagliare e ad abbacinare ma nella quale si disperde pian piano quel senso di solitudine, di isolamento nella tragedia dei personaggi dell'opera. La direzione di Oren punta su un ritmo sostenuto ed incalzante a sostenere un'idea drammatica concepita in maniera così 'estroversa' mettendo in luce concertati ed assiemi ben calibrati con un'orchestra che tuttavia non sempre riesce a far emergere un colore nitido e definito. Licitra è un Manrico che vocalmente riesce gradualmente a smussare certe ruvidezze, di una vocalità aperta e robusta, convincente nella "pira", nel finale raggiunge un colore più caldo e morbido. La Leonora di Fiorenza Cedolins è di particolare intensità, preziosa e appassionata in "D'amor sull'ali rosee", sicura e agile in "Tu vedrai che amor in terra". Preciso e robusto Alberto Gazale nel Conte di Luna anche se non sembra molto convinto di essere così cattivo, come non riuscisse ad entrare nella parte. Marianne Cornetti interpreta un'Azucena molto viscerale e convincente su un registro di una vocalità che riesce tratteggiare abilmente quei caratteri che oscillano tra passione e delirio, che sono propri della zingara verdiana. Arena completa e pubblico numeroso e generosamente entusiasta, con numerosi applausi e acclamazioni a scena aperta e, alla fine, ovazioni per Zeffirelli; in un'atmosfera che come spesso accade nelle prime veronesi ha sia tutte le caratteristiche dell'evento mondano che quelle di una genuina festa popolare.
Jonas di Carissimi e Vanitas di cinque compositori contemporanei hanno chiuso le celebrazioni per i trecentocinquanta anni dalla morte del grande maestro del Seicento