In scena pochi mobili, nello stile razionalista degli anni Trenta, quelli in cui Cocteau scrisse il suo atto unico "La voix humaine", musicato da Poulenc quasi trent'anni dopo, nel 1959: un tavolinetto per il telefono, un letto e un divano, tra cui la donna va avanti e indietro, in preda a un nervosismo insopportabile e quasi frenetico. È un arredamento lineare e algido, cui s'intona il vestito di lei, bianco e nero. Ma in questa apparente razionalità s'insinua un elemento irrazionale, rivelatore d'un turbamento e d'un disordine interiori, perché sotto il soprabito la donna indossa una camicia da notte: quando poi si toglie il soprabito, gettandolo rovesciato sul letto, appare la fodera rossa, che esplode in quel bianco e in quel nero come una macchia di colore acceso, rivelatrice della passione violenta e disperata di quella donna sola. Tutto si svolge tra pareti nere e opprimenti e senza aperture sull'esterno, perché quella che sembra una piccola finestra si rivela, a guardar meglio, un monitor, che ritrasmette la stessa scena ripresa da un'angolazione diversa. Alle ultime battute il monitor si dilata e diventa uno schermo gigantesco, su cui viene proiettato il volto di lei, crudelmente deformato: l'angoscia che la fa quasi delirare, stravolge anche i suoi lineamenti. Giorgio Barberio Corsetti ha trovato in Raina Kabaivanska una cantante in grado di adeguarsi totalmente al suo linguaggio teatrale, che si è sempre basato sull'azione e sul movimento, aborrendo le pose statiche e retoriche del melodramma. Quanto alla voce, non si può pretendere dalla Kabaivanska la freschezza dei vent'anni, ma il fraseggio è cesellato con incredibile varietà di sfumature, ottenendo con l'arte quella leggerezza e quella mobilità che Poulenc cercava, quando scelse come prima interprete una giovane cantante proveniente dal musical e dall'operetta, Denise Duval. Insomma una realizzazione di gran classe, cui dava un'essenziale contributo la direzione di Vittorio Parisi, asciutta e trasparente ma anche nervosa e frastagliata, a tratti aspra e tesa. Completava la serata il balletto "Requiem per Edith Stein", ennesimo ritratto danzato d'una donna proposto Carla Fracci, con la regia di Beppe Menegatti e la coreografia di Fabrizio Monteverde.
Note: rappresentata con il balletto "Requiem per Edith Stein"
Interpreti: Kabaivanska/Baldolini
Regia: Giorgio Barberio Corsetti
Scene: Giorgio Barberio Corsetti / Cristian Taraborrelli
Costumi: Giorgio Barberio Corsetti / Cristian Taraborrelli
Orchestra: Orchestra del Teatro dell'Opera di Roma
Direttore: Vittorio Parisi