Lyon è la città di Mozart

Gli effetti speciali del Flauto Magico

Recensione
classica
A Le Péristyle, il caffè jazz sotto le arcate dell’Opéra, "Il catalogo" di Leporello diventa uno standard jazz con Carine Bianco al piano e Nicolas Bianco al contrabbasso, 50 metri più avanti 10.000 persone a Place des Terraux seguono su grande schermo il duetto di Papageno e Papagena in leggera differita rispetto al Flauto Magico che sta andando in scena all’Opéra. Per una notte, sabato scorso, Lyon è diventata “la” città di Mozart. Alle 20 i triplici accordi della sinfonia nella sala nera disegnata da Jean Nouvel, alle 21,30 (bisognava aspettare il calar del sole) il Flauto veniva trasmesso su grande schermo a Lyon, in altre tredici città e per la prima volta anche a Parigi (lungo le nuove banchine della Senna tra Pont de l’Alma e Les Invalides), in città grandi come Grenoble o in centri piccoli come Usson en Forez (1450 abitanti). Una festa d’estate o meglio una "fête populaire" come la deifinisce Serge Dorny, direttore generale dell’Opéra di Lyon che per il quinto anno consecutivo ha proposto l’opera su grande schermo: “Mi piace l’idea che una comunità si riunisca grazie alla musica! Andare all’opera, normalmente, vuol dire pagare un biglietto, uscire di casa e venire a teatro, essere, magari per i neofiti, intimiditi da quell’ambiente. Trasmettere l’opera all’aperto sotto un cielo stellato non prevede nessuno di questi presupposti. È gratis e devi lasciarti solo conquistare dall’emozione! Ovvio che vanno scelti i titoli e gli spettacoli adatti, lo abbiamo già fatto con Traviata, Porgy and Bess, Così fan tutte Carmen e adesso Flauto”.

E questo Flauto cinematografico e ricco di effetti speciali, firmato a quattri mani da Pierrick Sorin (scene e video) e Luc De Wit era lo spettacolo giusto per emozionare e conquistare nuovo pubblico all'opera: schermi che salgono e scendono, trucchi svelati in diretta con i servi di scena, bravissimi, che portano telecamerine, siparietti, carrelli… il gioco è semplice e sfrutta il chroma key che tanta fortuna ha avuto in tv: Papageno sulla scena è davanti a uno sfondo azzurro, ma se guardiamo lo schermo più in alto l’immagine cinematografica ci rimanda Papageno sul ramo di un albero e così via, per l’occhio di Monostato che guarda Pamina da una grata e per le meravigliose scene dei tre genietti che ora sono su un canotto, ora su una nuvoletta, ora sono tre pulcini in un nido! Citazioni, bergmaniane, ironia (quelle tre piramidi che all’improvviso aprono un occhio che osserva) e magia (stelle e satelliti e fuoco per la Regina della Notte) dimostrano ancora una volta che l’opera è viva e Mozart è nostro contemporaneo. I cantanti, tra i 23 e i 29 anni, vengono dal SOL (Studio Opéra Lyon) una menzione speciale la meritano Sabine Devieilhe, una Regina della Notte smagliante e perfetta, inguainata in tutina nera e tacchi alti (nella prossima stagione la canterà all'Opéra de Paris) e Mauro Peter un Tamino toccante e appassionato. Sul podio Stefano Montanari restituisce un Mozart scattante e ricco di colori direttamente proporzionale al suo look da rock star (tutto in nero: pantaloni di pelle, stivaletti e t shirt) e anticonvenzionale come il gesto di infilarsi la bacchetta nella schiena a mo' di spada da guerriero ninja per ricevere gli applausi.

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