Temirkanov the Great
Il direttore più amato dal popolo di Mito
Recensione
classica
Battono le mani ritmicamente, si alzano per una standing ovation, si sussurrano emozionati l’elenco dei bis che hanno ascoltato: sono i temirkanoviani, un esercito festante e fedelissimo, gli ammiratori di Yuri Temirkanov. Sono una maggioranza silenziosa ma plaudente, che affolla le sale da concerto dove Yuri the Great dirige. Succede sempre così ad ogni suo concerto, è successo a Milano, è successo negli scorsi anni, è successo ieri sera a Torino per l’ultimo dei due concerti “Dalla Russia con amore” che ha tenuto per Mito con la sua Orchestra Filarmonica di San Pietroburgo. Finisce con Temirkanov che sorride, si mette la mano sul cuore, allarga le braccia per dire all’orchestra di sciogliere le righe e il pubblico che invece vorrebbe rimanere ancora lì a risentire, solo per fare un esempio, quei pizzicati dei contrabbassi (nove, schierati a sinistra dei direttore) che sono un colpo al cuore (il finale della Patetica!). E dei due concerti torinesi rimangono nelle orecchie e negli occhi: lo sguardo da papà soddisfatto con il quale Temirkanov guardava Lugansky che suonava Rachmaninov, i sorrisi degli orchestrali che si guardavano tra loro mentre suonavano Pulcinella, l’emozione straziante dei due bis (Elgar e Cajkovskij) che Temirkanov e i suoi suonano senza retorica.
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