Nutrire l'anima a Macerata

Quattro titoli allo Sferisterio

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Quattro i titoli proposti quest'anno al Macerata Opera Festival, diretto da Francesco Micheli (nella foto). Titoli di repertorio, Rigoletto, Cavalleria rusticana, Pagliacci e Bohème, ma i cui allestimenti si preannunciano, sull'onda della fisionomia che Micheli ha dato al Festival, del tutto innovativi sotto vari aspetti. «I classici hanno la capacità di essere immortali e sempre attuali e di tradurre gli umori delle generazioni che si susseguono- dice Micheli- I capolavori ci parlano con efficacia, e il grande spazio del teatro maceratese è senz'altro uno stimolo per mettere in atto un rinnovamento linguistico nelle scelte di regia e negli approcci drammaturgici. Federico Grazzini e Alessandro Talevi, che curano gli allestimenti rispettivamente di Rigoletto e Cavalleria/Pagliacci, sono registi giovani, di talento e di solida tecnica, a cui la prospettiva inedita del palcoscenico richiede un lavoro davvero grande. L'altro regista impegnato, Leo Muscato, riprenderà il fortunato allestimento"sessantottino" di Bohème del 2013, vincitore del premio Abbiati»

E come sarà il Rigoletto di Grazzini?

«Sarà un'opera in stile "Gomorra", dove il duca è il capobanda di una cricca di malavitosi di periferia, e Rigoletto un clown che lavora in un luna park. In fondo Hugo, Verdi e oggi Grazzini sono animati da un medesimo intento di denuncia verso i giochi di potere e la corruzione che li governa, proprio come fa la letteratura politica italiana di oggi, e penso a Saviano».

E Cavalleria?

«Talevi, regista italo-sudafricano, dà una lettura apparentemente nostalgica ma in realtà ipercontemporanea all'opera. Il colore meridionale è filtrato dallo sguardo dell'emigrante che torna a casa e dalla sua memoria (Alessandro è figlio di un anconetano emigrato in Sudafrica), la Sicilia è presentata non nel consueto cliché folkloristico ma nello stile liberty che caratterizza molta architettura siciliana dei primi del 900».

Il festival di quest'anno si intitola "Nutrire l'anima". Qual è il punto di incontro tra le opere in programma e il tema di Expo 2015 di cui lei ha parlato? «L'opera in sé, proprio come la convivialità, si configura già come aggregatore sociale: non per niente in passato, quando non esistevano ancora luoghi di ritrovo più "specialistici"come il cinema, il cibo e il banchetto facevano parte del rito laico dell'opera. Il cibo poi assume un valore simbolico in Rigoletto, le orge del duca hanno come oggetto sia i corpi umani che le libagioni, in una aberrazione degli "appetiti"dell'uomo. Un cibo diverso, spirituale, è quello attorno a cui ruota la Pasqua di Cavalleria, e una fame cronica, vera, di cibo, vita e poesia è quella dei bohémiens di Puccini. Diverse sono quindi le declinazioni in cui le opere presentano questa idea del nutrimento dell'anima». Prosegue anche in questa edizione del Festival il percorso di valorizzazione di giovani interpreti dalle grandi qualità sceniche e vocali, che di fronte ad un pubblico di 2000-2500 persone disposto a 180 gradi come accade allo Sferisterio si trovano davvero ad un banco di prova sia sul piano vocale che scenico. Tra gli altri, il soprano Jessica Nuccio, che dopo il successo del suo debutto a Macerata nel 2014 nella Traviata di Henning Brockhaus interpreterà quest'anno il personaggio di Gilda, mentre Anna Pirozzi, soprano rivelazione del Festival di Salisburgo 2013 sotto la direzione di Riccardo Muti, sarà protagonista di Cavalleria Rusticana e Pagliacci, prima di approdare sul palcoscenico della Scala nel 2016.

A completare il cartellone il Festival off, con concerti che spaziano da Ludovico Einaudi alla musica antica, con Rinaldo Alessandrini, e alla contemporanea con il duo Dillon-Torquati. Testimonial della stagione è il teologo laico Vito Mancuso, autore di Questa vita, conoscerla, nutrirla, proteggerla (Garzanti), che con una lectio magistralis al teatro Lauro Rossi inaugura un ciclo d'incontri con importanti psicologi sul tema del Festival. Il 30 luglio, infine, appuntamento con la Notte dell'Opera, evento ispirato quest'anno al Rigoletto verdiano e alle sue pittoresche scene di convivialità, e che vede un grande coinvolgimento del territorio: come nelle precedenti edizioni, che hanno registrato oltre 40.000 presenze, il centro storico della città si trasformerà in un unico banchetto, un tripudio di profumi e sapori della ricca tradizione gastronomica ed enologica locale, con spettacoli musicali e di danza, giochi all'aperto per bambini e adulti.

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Articolo in collaborazione con Fondazione Busoni

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