I quaranta anni di Romaeuropa Festival

Presentato il programma del festival, che si svolgerà dal 4 settembre al 16 novembre

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Laurie Anderson
Laurie Anderson

Quella del 2025 sarà la quarantesima edizione del Romaeuropa Festival e si svolgerà dal 4 settembre all’11 novembre con appena qualche raro giorno di pausa ma con molti giorni in cui si sovrappongono due, tre o quattro spettacoli. 

Col trascorrere degli anni tante cose sono cambiate ma non l’impostazione data al festival dalla sua prima direttrice artistica Monique Veaute, cioè il superamento di ogni steccato tra le arti e in particolare tra le arti performative, che allora significava portare in un’Italia ancora molto legata alla tradizione accademica un genere di spettacoli in cui era impossibile distinguere e separare teatro, danza, musica e arti visive. Ma forse ora questa non è più una novità e c’è anzi il rischio che stia nascendo (e forse è già nata) non tanto una nuova accademia, quanto un nuovo conformismo e una nuova moda. Indubbiamente, scorrendo il foltissimo programma di questa nuova edizione di Romaeuropa si incontrano anche proposte molto interessanti e spettacoli straordinari – è questa la parola che ha risuonato più spesso nel corso di questa conferenza stampa – ma anche altri meno straordinari, almeno sulla carta. 

Non potendo dare un panorama esaustivo di tutto quel che succederà in quei due mesi abbondanti tra fine estate e autunno, cercheremo di attenerci al nome di questa nostra testata online, che fa riferimento esplicito alla musica, e selezioneremo dunque quegli appuntamenti in cui la musica ha un ruolo importante, anche se non un predominio assoluto, perché questo andrebbe contro lo spirito stesso del festival. Il 17 settembre al Parco della Musica, in collaborazione con l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, la compagnia taiwanese U-Theatre rappresenta Sword of Wisdom, che unisce percussioni tradizionali, danza, arti marziali e testi buddhisti. Il 5 ottobre una serata intitolata Miroirs étendus  unisce le radici profondamente americane della musica minimalista di Steve Reich alle esplorazione sonore tra jazz e pop di Christophe Chassol, che trasforma le voci e i rumori di Parigi in musica e immagini. 

Il 3 novembre Laurie Anderson, icona dell’avanguardia newyorchese, torna al festival dopo quindici anni per presentare la nuova versione di  Let X = X,  un viaggio tra musica arte e tecnologia. Il 6, 7 e 8 novembre l’Accademia di Santa Cecilia non si limiterà a mettere a disposizione la sala ma impegnerà l’orchestra e il coro per eseguire una selezione dall’opera Nixon in China  di John Adams, con l’autore stesso sul podio. Il 14 a Villa Massimo, sede dell’Accademia Tedesca, concerto dell’Ensemble Decoder di Amburgo, riconosciuto tra i più innovativi e poliedrici dell’attuale scena musicale, che eseguirà musiche di Andrej Koroliov. Sempre a novembre, la giornata del 16 è interamente dedicata al compositore giapponese Ryoji Ikeda, considerato uno dei maggiori esponenti della computer music: il pomeriggio l’Ensemble Modern eseguirà la sua musica acustica, in cui suono, spazio e azione scenica si fondono in un rituale evocativo, mentre la sera si ascolterà il suo Ultrasonics,  che esplora la relazione tra suono, tecnologia e percezione sensoriale.

 

Sfogliando il programma, l’attenzione è attirata dalla sezione “Berio 100” ma poi si resta un po’ delusi, quando ci si accorge che consiste di due proposte, in cui la musica di uno dei più importanti compositori della seconda metà del ventesimo secolo e dell’inizio del ventunesimo sembrerebbe avere un ruolo subordinato alle immagini, che oltretutto sembrerebbero andare oltre un ruolo puramente documentario. Il 3 ottobre estratti di composizioni elettroniche di Berio a immagini (video e fotografie) che raffigurano Berio stesso, a cui si aggiunge la danza di Simona Bertozzi, di cui non si capisce bene il ruolo. Inoltre dal 3 al 5 dello stesso mese sarà visibile un’installazione che accosta frammenti sonori delle sue opere e materiali visivi documentari. Aspettiamo di vedere e ascoltare, ma dalla presentazione sembrerebbe che la musica di Berio sia ridotta a poco più di una colonna sonora. Però Romaeuropa Festival ha almeno il merito di ricordare questo anniversario, passato quasi inosservato a Roma, dove oltretutto Berio è stato anche presidente delle due più importanti accademie musicali cittadine.

Passiamo a musica e cinema. Il 22 settembre uno speciale cine-concerto celebrerà il decimo anniversario dell’uscita del film Whiplash  con l’esecuzione dal vivo della colonna sonora di Justin Hurwitz. Sono invece trenta gli anni passati dall’uscita nelle sale cinematografiche de La Haine  (L’odio),  che il 30 ottobre sarà proiettato con le musiche eseguite dal vivo da Asian Dub Foundation. Accostiamo al cinema anche il monologo Novecento  di Alessandro Baricco, che è diventato un film ma è nato come pièce  teatrale: il 16 settembre tornerà in scena in una nuova versione con Stefano Bollani come protagonista e con la partecipazione di Enrico Rava. 

Sono molti gli spettacoli di danza in cui la musica ha indubbiamente un ruolo, più o meno rilevante che sia. Proprio alla danza è dedicato lo spettacolo inaugurale, il 4 settembre con replica il 5 al Teatro Costanzi, in collaborazione con la fondazione lirica capitolina: il Ballet Nacional de España danzerà Afanador, una coreografia di Marcos Morau, che traduce in danza e musica la sua visione onirica e surreale del flamenco. L’8 e il 9 la ballerina e coreografa Anna Teresa De Keersmaeker, ben nota al pubblico del festival, e l’attore e artista visuale Rabin Mroué presentano A little bit of the Moon, che si muove al confine tra danza e teatro, dove movimenti e parola coesistono in equilibrio. Sempre a settembre, il 9 e 10 la Dresden Frankfurt Dance Company, erede della compagnia di William Forsythe, presenta una nuova creazione dello stesso Forsythe e un’altra di Ioannis Mandafounis, attuale direttore della compagnia. Il Ballet National de Marseille, altra compagnia di rilievo internazionale, debutta al REF presentando dall’1 al 3 ottobre estratti di due suoi recenti spettacoli, creati dal collettivo (La)Horde. La settimana seguente, il 10 e 11 ottobre, la coreografa brasiliana Lia Rodrigues e la sua compagnia della favela Maré di Rio de Janeiro presentano Borda, in cui si fondono tradizione e innovazione, rituali ancestrali e mondo urbano.

Ma è impossibile dedicare sia pure poche righe a ciascuna delle oltre cento proposte del festival: qui si può leggere il programma completo

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