ZULI, elettronica double face dall'Egitto
Terminal è l’album d’esordio di ZULI, uno degli animatori delle notti più calde e interessanti del Cairo
«La rivoluzione del 2011 non ha fatto bene alla nostra musica. C’erano gruppi interessanti ma hanno preferito comporre testi inneggianti alla rivoluzione, slogan vuoti, cose poco stimolanti. Per carità, hanno fatto successo, ma quanto sei patriottico e rivoluzionario se hai un contratto con Coca Cola o Vodafone, se fai spot per la Range Rover? Dai, siamo seri, non puoi definirti una band rivoluzionaria».
Ahmed El Ghazoly – in arte ZULI – ha trascorso l’infanzia in Inghilterra ma da un po’ di tempo è tornato a Il Cairo, anche per stare vicino ai genitori ormai anziani. Animatore del VENT, locale che nei suoi pochi mesi di vita ha portato nella capitale egiziana DJ internazionali e che ha dato modo a dj locali di iniziare a farsi conoscere all’estero, ha finora pubblicato due ep con l’etichetta UIQ e uno con Haunter Records.
Adesso è arrivato il momento del lavoro sulla lunga distanza, ancora con la UIQ del DJ e produttore inglese Lee Gamble: a ben pensarci, può sembrare strano intitolare Terminal il proprio album d’esordio, ma, d’altro canto, se pensiamo a un aeroporto, il terminal è il punto d’inizio di un viaggio, la porta che ci permette di evadere dalla quotidianità.
Composto da quattordici brani, Terminal è una miscela di generi, dall’IDM al rap, quello noisy, dal grime a una versione spettrale dell’ambient. Niente a che vedere dunque con il mahraganat, la musica dei matrimoni mischiata all’elettronica conosciuta anche come Electro Sha3by, colonna sonora della rivoluzione, e l’electro chaabi, folk con beat elettronici e freestyle, che hanno catturato l’attenzione dei media e stimolato il desiderio di noi occidentali per le novità esotiche: la musica di ZULI è lontanissima dalle tradizioni folk egiziane.
Come anticipato nel titolo, possiamo parlare di un disco double face, dove la prima parte risulta più aggressiva, trampolino ideale per le rime dei rapper Mado $am, Abanob, R-Rhyme e soprattutto Abyusif, presente in cinque tracce; il punto di svolta del disco è rappresentato da “Kollu I-Joloud”, dove, su un tappeto sonoro memore degli Autechre, la voce di MSYLMA - DJ e produttore di stanza a La Mecca, il cui album d’esordio dovrebbe essere pubblicato nel 2019 – dipinge un affascinante lamento in arabo.
La seconda parte del disco si sposta nel territorio dell’ambient, con le sue vette in “In Your Head”, con un loop di un pensieroso pianoforte che ci ricorda Sakamoto, e “Vulnerbody”, in cui i droni che spezzano la struttura musicale fanno pensare ai lavori di Tim Hecker.
In definitiva Terminal è la fotografia di un artista arrivato a un bivio: siamo curiosi di sapere quale strada intraprenderà e quali risultati ci porterà la sua scelta.