Yeule: la Principessa Difettosa, diva della Generazione Z

Tra Arca e Grimes, in Glitch Princess l’artista di Singapore Yeule distilla spleen in dimensione virtuale

Yeule Glitch Princess
Disco
pop
Yeule
Glitch Princess
Bayonet
2022

«Il mio nome è Nat Ćmiel, ho 22 anni, adoro la musica, fare danza, schiacciare sassi e sniffarli, e le persone senza sesso». Ecco il biglietto da visita esposto all’ingresso di Glitch Princess, secondo album dell’artista – adesso ventiquattrenne, originaria di Singapore e residente a Londra – titolare del progetto plurale chiamato Yeule, come una delle identità che assumeva online da adolescente tutta computer e cameretta, a un passo dal diventare hikikomori.

Lo pseudonimo deriva da un personaggio del videogioco di ruolo Final Fantasy e indirizza perciò alla dimensione virtuale, dove la protagonista – ancora oggetto poco identificato per i media mainstream – ha già status da diva nelle gerarchie della Generazione Z, grazie al precedente Serotonin II.

Come suona questo disco all’orecchio di un ascoltatore inconsapevole? Verrebbe da dire dream pop, considerandolo epidermicamente: subito dopo il citato incipit autobiografico, l’incantevole “Electric” fa quell’effetto. E tuttavia, badando alle parole, la sensazione non è affatto rasserenante: “Lentamente, nella cornice della mia mente posso sentire voci che mi dicono di morire”. Il malessere trapela anche dal successivo “Flowers Are Dead”: “Cosa ti mette a disagio? Vedere le persone innamorate”, recita il testo, avviandosi a concludere in tono lapidario “Per me l’amore è morto”.

Se banalmente pensavamo che un’eventuale “seconda vita” artificiale fosse emendata dai traumi della ruvida quotidianità, evidentemente così non è: “Portami lontano da quei demoni che non vogliono scomparire”, implora la voce in “Eyes”, avviluppata nella mesta solennità scandita da un pianoforte spettrale. Il fascino ombroso della Principessa Difettosa dipende dunque dall’audacia con cui ricolloca lo spleen esistenziale nel contesto informatizzato: “Un link bloccato, un 404, vorrei che potessi vedere dentro il mio cuore”, confessa in “Perfect Blue”, malinconica ballata al silicio nella quale fa capolino il rapper giapponese Tohji.

Complice di maggior peso è però qui Danny L Harle, affermato esponente del clan PC Music, produttore e coautore di quattro tracce, fra cui spicca con avvolgenti arpeggi di sintetizzatore “Too Dead Inside”.

Le apparecchiature elettroniche vengono evocate poi esplicitamente fra le sonorità aliene di “Friendly Machine”: “Intorno al collo, una macchina amica finge di ripulirmi la memoria”, operazione necessaria per rimuovere ricordi sgradevoli (tipo, nel medesimo brano: ““Sciacquar via il vomito dal water, sento il corpo come travolto da un treno”).

A tratti affiorano momenti di quiete, ad esempio durante l’incorporeo haiku “Fragments”: “Dirò ti amo con il mio ultimo respiro”. Oppure nell’inopinato guizzo di scuola indie “Don't Be So Hard on Your Own Beauty”.

Sedicente cyborg e dichiaratamente genderless, Yeule occupa una posizione intermedia fra Arca e Grimes nell’empireo attuale dell’avant-pop, offrendo ciò che all’apparenza potremmo scambiare per scorci di un futuro nel Metaverso, quando in verità la combinazione di emozioni, chimica e tecnologia messa in mostra in Glitch Princess ha sapore umano più che post-umano. A chi intendesse crogiolarsi nel dubbio consigliamo l’immersione in “The Things They Did for Me out of Love”: 284 minuti di ambient siderale posta in appendice alla versione digitale dell’album.

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