Yaya Bey, la bellezza nella disperazione
Il nuovo album della cantante conferma la sua capacità di songwriter e interprete
Ten fold è l’album della riconferma delle capacità autoriali e interpretative di Yaya Bey, dopo quell’uno-due da KO dell’album Remember Your North Star del 2022 seguito nove mesi dopo dall’EP Exodus the North Star.
In quest’ultimo anno le sono successe diverse cose spiacevoli che inevitabilmente hanno contribuito alla costruzione del suo nuovo album.
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Sin da Madison Tapes del 2020, Yaya Bey è stata una delle narratrici più vitali e brillanti del R&B. Ten Fold arriva su Big Dada, etichetta sussidiaria della più celebre Ninja Tune, ed è stato preceduto da una serie di singoli, il primo dei quali è stato “chasing the bus”, canzone che mette in mostra i notevoli talenti compositivi di Yaya, ogni parola e ogni singola melodia pesate con cura e in sintonia con chiunque stia ascoltando dall’altra parte.
«“chasing the bus” ha un doppio significato», spiega la musicista residente a New York. «In superficie parla del sentirsi data per scontata in una relazione sentimentale e sottostimata. Ma se scendiamo sotto, è una metafora di come mi sento all’interno dell’industria discografica ed è una sorta di autoaffermazione o un promemoria al fine di cercare una conferma».
La fine di un matrimonio, il caos generato dal Covid e la morte del padre: quando ho accennato a un anno difficile non esageravo. La creazione del nuovo lavoro è stata emotivamente faticosa, al punto che Bey ha già detto che si prenderà una pausa, dedicandosi esclusivamente alle esibizioni dal vivo.
Remember Your North Star ottenne critiche entusiastiche e anche noi del giornale della musica lo mettemmo al nono posto della nostra Top 20 Pop con la seguente menzione: «Soul, jazz e reggae amalgamati in un calderone di potente R&B. Yaya Bey inanella storie tragicomiche della sua vita di donna nera alla ricerca di equilibrio: un personaggio incasinato e divertente, come se Fleabag fosse innamorata del soul psichedelico di Erykah Badu. “Sono una vera superstar, sono un fottuto affarone”: e se avesse ragione?».
Sembra fatta e invece, mentre è in tour, suo padre muore. Lei cerca di sfuggire al lutto attraverso la musica per scoprire che è proprio lì, nella musica, che suo padre l’attende.
«Mio padre mi ha insegnato la maniera in cui la musica deve essere ascoltata, come bisogna entrare in relazione con essa, come trovare la nostra umanità al suo interno, la fragilità di essere umani e di essere vivi. Non stiamo parlando di come la vita è fragile perché saremmo tutti dei fottuti rottami se ci focalizzassimo su questo. Ma nella musica la vulnerabilità della vita esiste in una maniera viscerale, in un modo che sia accettabile per noi. Mio padre mi ha insegnato come aver presente tutto ciò» - Yaya Bey intervistata da Stevie Chick di The Guardian
Ed ecco che l’ultimo singolo che ha preceduto l’album, “me and all my niggas” è proprio un riferimento artistico a suo padre Ayyub Cave, meglio conosciuto come Grand Daddy I.U., il suo nome da rapper, e il video che lo accompagna, davvero notevole, è, nelle parole di Yaya, «un’ode a mio padre e al suo stile che lo ha accompagnato fin dal primo album».
«Perché anche quando cadiamo, perché noi cadiamo / Ci tiriamo nuovamente su, madre mia / Ci tiriamo nuovamente su, padre mio / Ci tiriamo nuovamente su, fratello mio / Ci tiriamo nuovamente su, sorella mia / ci tiriamo nuovamente su» - me and my niggas
Su accenni luccicanti di soul anni Ottanta, R&B contemporaneo e ondate di hip-hop, i sedici brani che compongono Ten Fold trascrivono le lezioni che lei ha accumulato passando attraverso periodi segnati dal lutto, relazioni sbriciolate, successo e il suo desiderio di sopravvivere in tempi incerti. In questo album Bey distende ulteriormente le sue dinamiche di cantante e di autrice, sfogliando nuove pagine della sua identità, dei suoi desideri e della sua ricerca della verità interiore.
In egual misura i suoi commenti sulla comunità e sul mondo sono più incisivi che mai. Se le prime impressioni significano qualcosa, è come se Ten Fold riesca a trovare quel posticino delizioso tra lo stile documentaristico di Madison Tapes e l’autoritratto musicale sulla scia di Remember Your North Star.
Sentiamo ancora Bey al riguardo: «Di solito io cerco di avere un approccio completamente tematico quando entro dentro gli album, ma questa volta ho fatto proprio come se la vita stesse succedendo momento dopo momento».
«Ok, prenditi tutto il tempo che ti serve / Lo so che ti pieghi ma non ti spezzi /Lo so che il cielo è il limite / ma non pensi che lo stai spingendo più in là? / Nessuno si ferma mai per vedere solo che cosa la realtà può essere / Lo so che è tutto reale, deve esserlo perché è sempre reale per me» - crying through my teeth
Ten Fold è un ritratto libero e fluido, un invito a essere testimoni che Yaya Bey esiste in tutta la sua gloria creativa quando realizza artigianalmente un mondo cinematico per dare forma alle sue storie.
Se una delle accuse mosse a Bey è stata quella di produrre musica esclusivamente per dipingere le vicende delle donne afroamericane, catturando così la loro attenzione, questo nuovo album porta l’artista statunitense a confrontarsi con il suo status di musicista in ulteriore evoluzione che affronta un percorso di carriera e di quotidianità difficile, raccogliendo però i frutti del suo lavoro lungo il cammino.
Per quanto mi riguarda deve succedere qualcosa di incredibile perché Ten Fold non entri nella mia Top 10 dell’anno. Vi lascio con la registrazione del suo Tiny Concert per NPR, sedici minuti di pura magia. Com’era quella frase? «Sono una vera superstar, sono un fottuto affarone»: mi sa che aveva proprio ragione.