Tirzah, in punta di piedi
trip9love…??? è il terzo album di Tirzah Mastin, ancora una volta prodotto da Mica Levi
trip9love…??? è il terzo album di Tirzah Mastin, ancora una volta prodotto dall’amica e collaboratrice di lunga data Mica Levi.
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C’è un’espressione inglese, with no fanfare, che molte riviste specializzate hanno impiegato per presentare questo album: senza ostentazione, senza clamore, quasi segretamente, e in effetti questo disco è uscito di soppiatto, in punta di piedi per l’appunto, pubblicato a sorpresa il 5 settembre sulla pagina Bandcamp dell’artista originaria dell’Essex – le versioni fisiche di questo album saranno disponibili a partire dal 17 novembre.
Sono passati dieci anni dall’EP I’m not dancing che la fece conoscere al mondo e che conteneva la traccia omonima, sorta di dance music minimalista, con quel verso «non sto ballando, sto combattendo / non sto brillando, sto bruciando» che gettava una luce militante sul brano.
Ben presto però Tirzah e Mica – eh sì, il marchio Tirzah deve essere considerato a tutti gli effetti composto da un duo – si allontanarono da quelle sonorità per dare vita – con Devotion nel 2018 e Colourgrade nel 2021 – a lavori più incentrati sulle sfumature della voce dell’una e sulle produzioni vagamente gotiche dell’altra.
Questo nuovo episodio della loro collaborazione rappresenta una nuova fuga in avanti, dall’austerità all’ascetismo.
trip9love…??? è il risultato di un anno di sessioni avvenute soprattutto nelle loro rispettive case e quando ho citato la parola “ascetismo” facevo riferimento al particolare stile di costruzione della maggior parte delle tracce: loop di piano adagiati sopra un beat, con l’aggiunta di distorsioni e delle linee della voce di Tirzah, che si cimenta in quelle che lei definisce “poesie”.
E quando dico “un beat", intendo proprio quello – ogni singola canzone (con l’eccezione di alcune ballate senza batteria) è costruita in cima allo stesso pattern affilato di batteria, distorto e mixato ogni volta con piccolissime differenze. È senz’altro un esercizio interessante, anche se al primo ascolto può risultare difficile distinguere alcune delle canzoni comprese nella raccolta: già a partire dal secondo ascolto cominciano però a rivelarsi completamente.
La velocità, la connessione e la somiglianza degli strumenti alla fine fanno sì che l’album sembri un’unica canzone, una pagina di diario, con un effetto volutamente claustrofobico. La melanconia è declinata con sfumature variabili ma è nondimeno onnipresente: ne è esempio immediato “F22”’, il brano d’apertura, che si chiude con i versi «i tuoi occhi sono qualcosa che non puoi nascondere / non puoi nascondere / i miei occhi nei tuoi occhi nei miei occhi / non riesco a vedere / voglio vedere».
La struttura ripetitiva delle undici canzoni ci attira all’interno dell’album per poi intrappolarci nel suo mondo, avvolgendoci in strati di produzione inquietantemente eterea, senza mai mollare la presa. È uno stile di scrittura tremendamente evocativo ed efficace: “Stars” è un ottimo esempio di quanto appena scritto.
È inutile entrare nel dettaglio delle singole canzoni: come già scritto, questo album è una successione continua e inscindibile, deve essere ascoltato nella sua interezza, senza doversi neanche preoccupare dei titoli delle canzoni, trip9love…??? è un labirinto di specchi di armonia e produzione.
Mastin e Levi hanno a lungo descritto il loro processo di scrittura come qualcosa di quasi automatico in cui le idee transitano da una all’altra, avanti e indietro, facendole crescere insieme; questo album è simbiotico nella stessa maniera in cui lo erano i due precedenti ma risulta così emotivamente vivido che ci si sente quasi a disagio, come se stessimo origliando dal buco della serratura.
Alcuni giornalisti anglosassoni hanno definito Tirzah Mastin “mercurial” (incostante, volubile): beh, se i risultati musicali sono quelli prodotti in quest’ultimo decennio, c’è da sperare che non cambi.
«Le poesie sono incentrate sui temi dell’amore, sia reale che immaginario, e il mondo in cui l’album trova spazio è un sonnolento club di una zona di fantasia» - Tirzah, sulla sua pagina Bandcamp