Sunn O))), verso lo Zen metal

Il nuovo album dei Sunn O))), Pyroclast, gemello del precedente Life Metal, è un assordante esercizio di meditazione

Sunn O))) nuovo album Pyroclasts
Disco
oltre
Sunn O)))
Pyroclasts
Southern Lord
2019

Sembra sia in voga l’uso di creare dischi “gemelli”: accade negli ambiti più diversi: dall’elettronica d’avanguardia di Tim Hecker (la doppietta giapponese Konoyo/Anoyo) all’indie rock dei Big Thief (U.F.O.F. e Two Hands, di cui abbiamo scritto recentemente). È adesso il turno dei Sunn O))), che a fine aprile avevano pubblicato Life Metal e rincarano ora la dose con Pyroclasts.

Sunn O))), la potenza non violenta

A cominciare dalle illustrazioni in copertina, firmate sempre dall’artista britannica Samantha Keely Smith, la relazione fra le due opere è strettissima: registrate entrambe nell’estate dello scorso anno a Chicago, negli studi Electrical Audio di Steve Albini, incaricato di produrle («Si è approcciato a noi come avrebbe fatto un regista cinematografico», hanno spiegato i due Sunn O))), esprimendo soddisfazione per il suo contributo).

Se tuttavia il materiale dell’album precedente era stato predisposto in parte prima di entrare in sala, questo è frutto viceversa delle sedute di libera improvvisazione – o composizione spontanea, volendo usare una terminologia jazzistica – con le quali i musicisti aprivano e concludevano le giornate di lavoro, dunque per acclimatarsi o scaricarsi. Al centro stanno le chitarre di Greg Anderson e Stephen O’Malley, da tre decenni abbondanti titolari del marchio Sunn O))), e intorno gli strumenti manovrati dai collaboratori: sintetizzatore analogico Moog Rogue (Tos Nieuwenhuizen), chitarra baritona (Tim Midyett), violoncello elettrico e haldorophone (Hildur Guðnadóttir).

È musica densa e magmatica, suggerisce l’intestazione, riferita al nome scientifico dei frammenti di roccia lavica, fonte di un’esperienza d’ascolto impegnativa ma affascinante: con l’impianto ad alto volume o, meglio ancora, in cuffia, dove se ne possono apprezzare le sfumature sovente appena percettibili, simili a graffiti incisi su un cavernoso muro del suono. I quattro episodi, ciascuno annotato con l’accordatura, rispettivamente Do, Sol, Mi e La, e designato da un singolo vocabolo ("Brina", "Regni", il neologismo botanico "Amplifedia" e "Ascensione", nella traduzione italiana), riaffermano il canone tipico del duo: massicci bordoni elettrici che evolvono in maestose forme dalla vastità sinfonica.

Annunciato dagli autori quale complemento “più meditativo” del predecessore e dedicato alla memoria di amici e compagni d’avventura scomparsi (il cantante di Seattle Ron Guardipee, l’ attrice francese Kerstin Daley-Baradel e Scott Walker, con cui realizzarono cinque anni fa Soused), Pyroclasts proietta il metal mentale dei Sunn O))) verso una dimensione zen.

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