Quartelà, mediterraneo di Ponente
Il disco dei Quartelà, da Oneglia, rilegge suggestioni mediterranea in chiave choro, samba e bossa nova, tango
Un fatto è certo, nelle poco certe cose che riguardano la musica d’autore, e nella fattispecie quel ramo della stessa che mette in conto attenta considerazione del patrimonio orale delle note prima trasmesse per via orale, poi sul moltiplicatore alato del mercato e del folk revival: c’è chi lascia un segno forte, a volte fortissimo. Fabrizio De André con Crêuza de mä ha lasciato un segno che assomiglia a un solco, a un fossato che marca la distinzione tra un prima e un dopo Crêuza.
Non che non esistesse la considerazione per le note “tradizionali” (comunque le vogliate intendere) e “mediterranee”, prima dello storico disco della prima metà degli anni Ottanta: in tal senso il disco genovese e in genovese è più un prodotto, un esito, uno snodo necessario che un primum. Ma da primum ha funzionato: oggi chi mette mano a scrivere un testo, e sa già che la musica a vestirne i profili cantabili avrà influenze “etniche”, e “mediterranee”, per certi versi sa di ripercorrere le tracce di Pagani e De André.
Non è un limite, naturalmente: ma una constatazione forte, soprattutto se si vive in quella striscia di terra avara affacciata sul mare e marcata stretta dai monti che si chiama Liguria. E se i Mandillà con un articolato lavoro di ricerca e scrittura hanno ripercorso da levante le piste di pietre e mattoni salati di Crêuza, i Quartelà propongono la stessa manovra da Ponente, da Oneglia, e gli esiti, anche questa volta, sono più che interessanti. I Quartelà sono nel nucleo più profondo Marcella Cortese, vocalist che si esprime in italiano, inglese e ligure ponentino e Flavio “Faffo” Bertuccio, polistrumentista specialista di svariate corde moderne e antiche, con i percussionisti Giuseppe De Paola e Matteo Rebora.
Gli ospiti sono il fiatista Edmondo Romano, ex Avarta e Orchestra Bailam, dunque un frequentatore della prima ondata dei climax mediterranei, così come il chitarrista e flautista Michele Ferrari di Echo Art, qui impegnato però alla tromba, e, in un brano, il sitarista Ysmail Emanuele Milletti.
La musica di Quartelà si muove tra suggestioni mediterranee e sinuosità latinoamericane attinte da choro, samba e bossa nova, tango. Si parla di viaggi, voluti o necessitati, di mare e di scogli a cui ancorare sogni e idee, di nostalgie brade, di malinconie randagie che a volte prendono la forma della saudade, e a volte rammentano quel destino, fatum, che ha informato di sé il fado, e che oggi condiziona tutti gli “emigranti per forza”. Il tutto con grazia ed eleganza corposa. E il viaggio sulle “strade di mare” continua.