Pierre Henry a Venezia
Esce per Harmonia Mundi il Carnet de Venise di Pierre Henry, commissione del 2002 rimasta inedita
Si parla molto di Venezia in queste settimane. Di una Venezia senza turisti durante il lockdown, ora con pochi turisti per chi di questo vive, o con già troppi visitatori per chi invece ha imparato a riapprezzarne i silenzi e i suoni più nascosti. Suoni di vita cittadina che chi ama la città ha imparato a cercare magari in qualche campo un po’ fuori mano, o in orari nei quali il flusso turistico diminuisce.
Suoni di città e di acqua, di terra e di laguna, che da sempre hanno affascinato sound artists e cercatori di dettagli da custodire con l’ascolto.
Tra il 2002 e il 2003 il festival La Folle Journée di Nantes commissionava a Pierre Henry – tra i pionieri della musica concreta, mancato nel 2017 – un lavoro per l’edizione dedicata all’Italia. L’esito, un diario di viaggio veneziano dal titolo Carnet de Venise, trova finalmente oggi la pubblicazione discografica, grazie a Harmonia Mundi France e ci racconta la città attraverso i suoi suoni, ma anche attraverso il confronto con la musica di Monteverdi e, ovviamente, l'elaborazione di Henry.
Registrando i suoni di diversi luoghi della città, dal Ghetto alla Giudecca, dalle vicinanze della Fenice alla gondola in un canale o un imbarcadero, dall’Arsenale a San Giorgio a Torcello, Henry crea un paesaggio cangiante in cui la storia e l’attualità evanescente di ogni rumore si incontrano e ci incontrano (correttamente nel libretto che accompagna il disco, il compianto François Weyergans cita Blanchot), si sovrappongono, assumono non raramente una forma fantasmatica.
Campane, voci, gabbiani, fontane, bambini, cime che stridono, passi, sciabordii, insieme agli estratti monteverdiani, costruiscono un racconto cinematico e straniante che risulta, al suo esordio su disco, denso di bellezza e di significato. Notevole.