Paul Weller tra passato e futuro

On Sunset è il nuovo disco di Paul Weller: 10 canzoni per una long hot summer

Paul Weller, on sunset nuovo disco
Disco
pop
Paul Weller
On Sunset
Polydor
2020

Due anni dopo il precedente True Meanings, ecco On Sunset, quindicesimo episodio della carriera solista di Paul Weller dopo i fasti mod-punk coi Jam e quelli blue-eyed soul con scintillii synth con gli Style Council.

Dieci canzoni (quindici nella Deluxe Edition) che si candidano a farci compagnia in quella che, speriamo, sarà una long hot summer, riprendendo un celebre titolo presente in Introducing The Style Council del 1983.

– Leggi anche: La rivoluzione gentile del signor Weller

Sul carattere di Weller, si può citare questo aneddoto raccontato da Viv Albertine delle Slits, nel suo Clothes, clothes, clothes. Music, music, music. Boys, boys, boys: «Voglio che i ragazzi desiderino essere noi e non ricevere la solita reazione come quella del tipo incontrato l’altra sera a una festa a Islington che mi disse di essere un chitarrista. “Anch’io suono la chitarra”, gli risposi. “Grande! Dovremmo mettere anche noi qualche gnocca nel gruppo”. Il nome del tipo era Paul Weller. Mick (Jones) voleva aggredirlo quando glielo raccontai ma non volendo passare per una femminuccia lo fermai». 

– Leggi anche: All'inizio era il ritmo: la storia delle Slits

Bello stronzo, non c’è che dire. La simpatia non è mai stata la caratteristica principale di Weller ma la sua antipatia è compensata dall’abilità nello scrivere canzoni, attività che porta avanti con successo da ormai quasi 45 anni. Sessantaduenne, otto figli, una faccia rugosa sempre più simile a quella di Iggy Pop, Weller continua la sua ricerca musicale senza limitarsi a cercare il facile consenso del pubblico riproponendo le sonorità che l’hanno reso famoso – soprattutto in Inghilterra, dove è visto come una vera e propria istituzione – ma spaziando tra i generi e sperimentando nuove direzioni con psichedelia, krautrock e neo-soul. Ne è la riprova il 7” In Another Room pubblicato a fine gennaio, composizioni di quella che possiamo definire “musica concreta”.

«Non voglio ripetermi, il che a volte è inevitabile se fai questo lavoro da lungo tempo. Ma, nei limiti del possibile, cerco di non riproporre quanto ho già fatto, cerco di andare avanti, di andare in territori nuovi. Sarò onesto, lo faccio davvero per me stesso e posso solo sperare che altre persone si incuriosiscano e vengano con me».

Inciso tra agosto e novembre del 2019, questo nuovo disco vede Weller alle prese con la sua voce ricca di soul e i suoi testi introspettivi, ma distesi su suoni finalizzati a creare un paesaggio sonoro nuovo rispetto a quelli già utilizzati.

Tra il disco precedente e quello attuale Weller si è esibito un paio di volte con un’orchestra e quest’esperienza è rintracciabile in “More”, che vede la partecipazione della cantante francese Julie Gros, e nell’Ochestral Mix di “On Sunset” presente nella già citata Deluxe Edition. 

Continuare a essere curiosi è un bene ma quando si invecchia è inevitabile volgersi al passato ed ecco che il vecchio partner Mick Talbot interviene col suo Hammond in alcuni brani, mentre nella gloriosa “Old Father Thyme” il testo di Weller, all’inizio della carriera ossessionato dalla propria gioventù, affronta l’invecchiamento con una calma sorprendente. Nella successiva “Village” arriva a confessare “non cambierei una singola cosa anche se potessi, sono felice qui nel mio quartiere”, una canzone del cui stile, a essere sinceri, i Jam furono sempre fieri oppositori.

“Mirror Ball” ha il compito di aprire il disco: quasi 8 minuti fatti di differenti atmosfere, la voce passata attraverso il synth viaggia da una cassa all’altra, il beat è inequivocabilmente soul, è difficile stare fermi. “Non sono mai stato in chiesa” afferma Weller, ma sembrerebbe di sì, aggiungo io, perché in “Baptiste” si ha l’impressione di sentire Ray Charles cantare e battere le mani all’interno di una cappella.

La conclusiva “Rockets” potrebbe essere un classico di Bowie e invece è un classico di Weller, con la sua voce rotta e delusa e l’orchestrazione strabordante, e sembra proprio di vederla quella coppia che balla allacciata tutta la notte sotto la luce stroboscopica in una sala da ballo di periferia, mentre “l’istituzione è vecchia ma ha ancora il controllo, il benessere è invisibile”. 

Ascoltare On Sunset è la maniera giusta per farsi un’idea del passato e del futuro di Paul Weller: il Changingman ha colpito ancora.

«Voglio vedere se posso essere bravo come alcune tra le persone che mi hanno influenzato»

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