Park Jiha, son et lumière

The Gleam è il terzo album della polistrumentista e compositrice sud-coreana Park Jiha

park Jiha the Gleam
Park Jiha (Foto Studio Gut)
Disco
oltre
Park Jiha
The Gleam
Glitterbeat
2022

Il terzo album della polistrumentista e compositrice sud-coreana Park Jiha s’intitola The Gleam – bagliore, luccichio – e ha come obiettivo dichiarato quello di posizionarsi alla congiunzione tra suono e musica: in tempi per vari motivi oscuri, questo bagliore discreto ma costante ci indica la via verso un’eleganza reale, sebbene impalpabile.

– Leggi anche: Gli amori di Park Jiha

Dopo Communion e Philos, The Gleam ci riporta nel mondo di Park Jiha, in cui incontriamo strumenti dai nomi strani come piri, saenghwang e yanggeum, e ci costringe a un viaggio tra le varie sfumature della luce, da quella nascente di “At Dawn” a quella ormai scomparsa di “Nightfall Dancer”, passando per quella sfolgorante di “Sunrise”.

Un viaggio che è anche una meditazione sulla bellezza della luce, la cui essenza è catturata da Park Jiha nelle note e nei silenzi della sua musica, ora luminosa ora oscura, antica ma anche post-industriale, rilassante ma con una vena d’inquietudine.

«La bellezza del lavoro di Jiha risiede negli spazi che lascia» – The Guardian

Per sua stessa ammissione, la respirazione è stata parte essenziale di tutto il suo lavoro fin dal giorno uno, e in effetti in questo nuovo disco la musica sembra respirare e di conseguenza vivere. Prendiamo “Sunrise: A Song of Two Humans” e la sentiremo respirare come due entità separate ma connesse, dando vita a un flusso sonoro di rara bellezza.

Il disco ha avuto origine con il brano “Temporary Inertia,” creato per una performance come «improvvisazione meditativa in un bunker ideato dall’architetto Ando Tadao all’interno del San Museum di Wonju, in cui il soffitto ha un’apertura che permette alla luce di attraversare la stanza; si muove lentamente durante il giorno e trasmette un’impressione speciale quando si è all’interno. Ho pensato – prosegue Park Jiha – di poter catturare le emozioni che la luce mi dà essendo solo un’osservatrice: le trame, l’intensità, il calore…il costante movimento della luce stessa sembra inerte in certi momenti e ci vuole tempo per vederlo, perché riveli cose e prospettive che altrimenti non noteremmo».

Inevitabilmente un altro fattore ha giocato un ruolo importante nel processo creativo di quest’album, e ci riferiamo al Covid-19: la pandemia ha influenzato tutto, ha messo le nostre vite in un limbo, e per Park Jiha non è stato differente. Se la performance di “Temporary Inertia” ha dovuto aspettare fino a ottobre 2020, è anche vero che l’attesa forzata le ha dato il tempo per concentrarsi e dare vita al nuovo album, forgiandolo lentamente con una forte rappresentazione del tipo di lavoro che sta facendo attualmente.

«La luce è continuamente in corsa contro il tempo. Ripetitiva, ancorché costante, lascia solo sensazioni temporanee dietro di sé. Questo è esattamente ciò che voglio immaginare per la mia musica» – Park Jiha

Sono tempi bui, dicevamo all’inizio, in cui parlare di musica può sembrare superfluo, quasi futile, e invece segnalare The Gleam è importante perché è davvero quello che ci vuole, un bagliore, una carezza sul nostro cuore. 

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