Oneohtrix Point Never FM
Magic è il nuovo album a forma di radio del produttore statunitense Daniel Lopatin
Al tredicesimo anno di carriera, il trentottenne produttore statunitense Daniel Lopatin torna al punto di partenza: la stazione radio di Boston Magic 106.7, detto in lingua OneOSixPointSeven, dalla cui deformazione – Oneohtrix Point Never – derivò lo pseudonimo con il quale lo conosciamo.
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Frattanto è diventato un “intoccabile” del suono elettronico contemporaneo: riveritissimo autore di musiche per il cinema (Palma d’Oro a Cannes nel 2017 grazie a quelle destinate a Good Time di Joshua e Benjamin Safdie) e abituato a frequentazioni artistiche d’alto bordo (da David Byrne a Iggy Pop). È maturato in quegli ambiti il disco nuovo, frutto della collaborazione con Abel Tesfaye, alias The Weeknd, e influenzato dall’esperienza di Elara.FM, emittente online creata dai fratelli cineasti di New York, altresì propiziatori dell’incontro fra i due sul set del recente Uncut Gems: film sostenuto dalla colonna sonora di Lopatin e impreziosito da un cammeo del divo canadese. Quest’ultimo – ricambiando a Oneohtrix Point Never il favore fatto nel suo album After Hours – figura qui in veste di coproduttore esecutivo e mette la propria ugola di seta al servizio di “No Nightmares”: struggente numero di R&B sintetico ispirato a Lettere a un giovane poeta di Rainer Maria Rilke.
È l’episodio che chiude la seconda parte delle quattro in cui è articolata l’opera, ciascuna introdotta da un breve sketch di natura radiofonica – titolo comune: “Cross Talk”, locuzione che sta tanto per “dialogo” quanto per “interferenza” – e riferita implicitamente a una fascia del palinsesto quotidiano. L’idea è appunto di restituire la sensazione del flusso di un’intera giornata di programmazione nell’arco di appena 47 minuti: «Volevo fare un disco che fosse proiezione della mia vita, la mia vita da ascoltatore», ha spiegato l’interessato a The Guardian. Si comincia così dalla mattutina “Drive Time Suite”, scandita dal garbato madrigale tecnologico “Auto & Allo” e dal luminoso pop di “Long Road Home”, ingentilito dal duetto con la star alternativa Caroline Polachek.
Dopo aver rotto il ghiaccio nel precedente Age of, evidentemente Lopatin ci ha preso gusto e canta senza reticenza: lo sentiamo ad esempio esprimersi con voce straniata in “I Don’t Love Me Anymore”, algida ballata dal tono esistenzialista nel corso della quale prima si autoflagella, ripetendo “Incolpatemi!”, e poi indossa panni da Cassandra: “Forse l’anno prossimo imploderemo, non sarebbe bello per un cambiamento?”.
Musicalmente in Magic convergono gli esiti dei numerosi esperimenti compiuti in passato dal protagonista, alternando alla vocazione avant-garde degli esordi – spunto del microfenomeno chiamato “vaporwave” – il sinfonismo barocco dell’acclamato debutto per Warp R Plus Seven. Ecco allora convivere nella sequenza l’esercizio di minimalismo compiuto in “Answering Machine” e “Imago”, rendendo omaggio in trasparenza allo Steve Reich di “Come Out”, e l’ambient puntillista di The Whether Channel, che tuttavia sfocia in un inopinato break hip hop affidato al rapper Nolanberollin.
E c’è spazio addirittura per l’epica rock, simboleggiata dall’assolo di chitarra simulato in coda a “Lost But Never Alone”, ouverture della sezione conclusiva, cui segue il conciso “Shifting” (con assillante riff di sintetizzatore e vocalizzi di Arca sullo sfondo), mentre l’epilogo è segnato dal nebuloso spleen di “Nothing Special”: degno suggello di un album fantastico, realizzato in pieno “lockdown” da un artista con il destino – madre pianista e musicologa, padre ingegnere hardware – scritto nel Dna.