The National, indipendenti di successo
First Two Pages of Frankenstein è il nuovo album della band statunitense
The National sono una band indipendente di successo, status certificato nel 2017 da Sleep Well Beast – insignito di un Grammy Award e al primo posto nell’hit parade statunitense – e ribadito dal rango di chi ne aprirà lo show del prossimo 18 agosto al Madison Square Garden di New York: Patti Smith, nientemeno.
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Un traguardo raggiunto a piccoli passi, nell’arco di un ventennio abbondante: «Fortunatamente non siamo stati mai di moda, perciò non possiamo andare fuori moda», ha dichiarato al Washington Post Bryce Dessner, che insieme al gemello Aaron costituisce la coppia motrice del gruppo in termini musicali, mentre sul piano poetico figura chiave è il cantante Matt Berninger, autore dei testi con l’aiuto della compagna Carin Besser, e alla propulsione ritmica provvedono i fratelli Devendorf, Bryan e Scott.
Un affare di famiglia, insomma. E come in ogni famiglia capita che vi siano momenti di difficoltà: dopo il precedente I’m Easy to Find (2019) una forza centrifuga li aveva allontanati, ciascuno affaccendato in attività individuali, al punto da metterne a rischio la coesione.
È stato riprendendo a dare concerti lo scorso anno che il quintetto ha ritrovato motivazioni, rodando in pubblico alcuni brani destinati poi a First Two Pages of Frankenstein, nono album in carriera. Addirittura, il bozzolo originario di “Tropic Morning News” è stato registrato dal vivo e in seguito arricchito dagli archi della London Contemporary Orchestra arrangiati da Bryce Dessner. Il risultato è una ballata dal crescente trasporto emotivo, durante la quale Berninger domanda: “Cos’è accaduto alla lunghezza d'onda su cui eravamo?”.
La trama narrativa costituita dalle 11 canzoni indugia sul tema delle relazioni, concentrandosi sugli snodi critici che le insidiano: “Finirà così tutta questa storia?”, dice un verso dell’iniziale “Once Upon a Poolside”, dove fa capolino Sufjan Stevens.
Altra convitata celebre è la cantautrice Phoebe Bridgers, al microfono in due tracce: “This Isn’t Helping” (“Ti vedrò sempre in giro e con il tempo magari potremo riprovarci”, a proposito di rapporti incrinati) e “Your Mind Is Not Your Friend”, distillato di malinconia in forma di valzer.
Di tutti gli ospiti, la più appariscente è però Taylor Swift: reginetta del pop contemporaneo già prodotta in un paio di occasioni da Aaron Dessner e impegnata qui al controcanto in “The Alcott”, dolente cronaca di un amore giunto al capolinea (“Dammi qualche consiglio per dimenticarti”) o forse no (“Credo di starmi rinnamorando di te”).
Di una separazione avvenuta parla “Eucalyptus”, che rendendo epico lo spleen del soggetto ha l’aria di poter diventare un classico del repertorio “nazionalista”: “Che ne sarà dei ventilatori da soffitto? Che ne sarà della lampada a goccia? Dovresti prenderla tu, perché io non la prenderò”, interrogandosi su chi debba prendere cosa nel dividendo di fine convivenza, compresi i dischi di Cowboy Junkies e Afghan Whigs.
L’episodio più struggente è tuttavia “New Order T-Shirt”: “Conservo quello che posso di te, scorci di un secondo, istantanee e suoni, tu con la mia maglietta dei New Order, un gatto e un bicchiere di birra in mano”, canta Berninger in un’atmosfera gravida di nostalgia.
Intitolato così poiché a forzare il blocco dello scrittore che lo affliggeva è stata appunto la lettura dell’incipit del romanzo di Mary Shelley, First Two Pages of Frankenstein non riserva sorprese particolari a chi ha familiarità con The National, ma ne conferma e consolida il valore.