L'ottavo cancello di Jason Molina

Eight Gates è lo splendido disco postumo di Jason Molina, morto nel 2013

Jason Molina - Album postumo
Disco
pop
Jason Molina
Eight Gates
Secretly Canadian
2020

Sarà capitato anche a voi di riaprire vecchie scatole con all'interno oggetti che non ricordavate di possedere più. Questo Eight Gates, album riemerso dal passato del songwriter statunitense Jason Molina, assomiglia proprio a quella scatola, bella e misteriosa che, riaperta, fa tornare alla mente vecchi e piacevoli ricordi (e una lontana leggenda legata ai sette fantomatici cancelli di Londra, città dove peraltro ha vissuto l'autore in questione) che viene facile associare alla malinconia, sentimento legato a doppio filo a quella parte del tempo che per comodità chiamiamo passato.

In realtà i flussi delle nostre vite sono “interrotti” solo da un paio di avvenimenti utili per farci passare su questa terra, inutile indicare quali, e proprio in questo lasso di tempo in-definito proviamo a registrare ricordi e sensazioni, e quando possibile anche a catturare precisi momenti del passato di qualcun altro per ricordarci di quanto quella data persona sia stata importante per (molti di) noi. È proprio il caso di Jason Molina, già Songs: Ohia e Magnolia Electric Co., che fa la sua ricomparsa con un piccolo scrigno dalla forma di disco che l'americana Secretly Canadian (in catalogo, tra gli altri, Antony And The Johnsons, The War On Drugs e Suuns) mette in circolazione per la gioia dei tanti estimatori di questo cantautore così appartato e attanagliato da continui problemi di salute; è scomparso nel 2013 a causa dell'abuso di alcol.

Il cinguettare degli uccelli, a quanto pare una ossessione di Molina, apre questo nuovo capitolo, e subito vengono in mente gli stessi inserti presenti nel magnifico Ghost Tropic, correva l'anno 2000, come a ribadire un trademark dal quale è inutile tentare di sfuggire. “Whisper Away” sa di anthem, cantato lancinante e malinconico, fraseggi di Farfisa, note di violoncello e poche pennellate di chitarra a dare le giuste  tonalità (o)scure a una sorta di immaginaria discesa agli inferi che d'improvviso si fa sempre più impervia, il basso cavernoso della successiva e melodica “Shadow Answer The Wall”, traccia scelta, non a caso, per presentare il disco in questione.

Qui siamo al cospetto del più classico canovaccio del musicista nato in Ohio nel 1973, quel passaggio attraverso il quale Molina ribadisce anche troppo facilmente di che pasta era fatta veramente la sua arte compositiva. Eight Gates è sostanzialmente una raccolta di nove canzoni semplici e nude che non hanno bisogno di inutili orpelli per farsi apprezzare, e non è un caso che gli arrangiamenti risultino volutamente scarni e poco ridondanti: basta ascoltare la meditabonda “Be Told The Truth”, e la prova à la Jackson C. Frank (altro autore super-sfortunato dello sterminato songbook di terra americana) di “The Mission's End”. C'è anche qualche riempitivo di troppo, a dire la verità: la sfilacciata “Old Worry” e la breve “She Says”, e si finisce con un monito a fare silenzio, mentre Molina canta dal vivo “The Crossroad + The Emptyness” al pubblico presente a un suo vecchio show. E qui un groppo alla gola ci sta tutto, accompagnato all'amarezza di sapere che un talento come il suo è svanito per sempre e non tornerà mai più. Non basteranno certo queste poche canzoni per far alleviare il dolore di una perdita importante per il cantautorato d'Oltreoceano, ma almeno un temporaneo effetto placebo è assicurato.

Grazie di tutto, mr. Molina.

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