L’impressionante esordio di Nala Sinephro
Esce per Warp il primo lavoro di Nala Sinephro, giovane arpista belga a Londra, tra jazz cosmico e ambient
Un disco sbucato fuori dal nulla, o quasi: preparato dall’autrice, Nala Sinephro – allora ventiduenne – a cavallo fra 2018 e 2019, poi adottato e diffuso da Warp. Contiene otto “spazi” musicali di varia metratura, tipo una suite ma non proprio: all’ascolto una meraviglia di – come chiamarlo? – jazz d’ambiente, che in termini di sensazioni epidermiche potremmo accostare a Promises di Floating Points e Pharoah Sanders con la London Symphony Orchestra.
Di Nala Sinephro poco è dato sapere: cittadina belga di origine martinicana, munita di arpa e sintetizzatori ha preso dimora a Londra, insinuandosi nel circuito che ha propiziato oltremanica il Rinascimento jazzistico, in particolare il collettivo Steam Down insediato a Deptford, nella zona sud est della capitale britannica.
Vari esponenti di quell’habitat contribuiscono alla riuscita dell’impresa, infatti: nel quarto movimento, ad esempio, il sax di Nubya Garcia insegue l’ombra lunga di Coltrane, benché – più di John – aleggi sull’opera l’influsso di Alice, arpista anch’ella, soprattutto nell’episodio conclusivo, che da solo – superando la soglia dei 17 minuti – copre un terzo abbondante dell’intero svolgimento e riverbera a oltre mezzo secolo di distanza l’eco cosmica di Journey in Satchidananda, dove alle ance badava il Faraone di cui sopra, mentre qui se ne occupa il poliedrico Wayne “Ahnansé” Francis, fondatore del team a “vapore” appena citato.
Da parte sua, la protagonista arpeggia con garbo e manovra marchingegni modulari generando paesaggi sonori accoglienti, come nell’emblematica traccia iniziale, rendendo a tratti la propria presenza pressoché impalpabile: in quella immediatamente successiva salgono alla ribalta il sassofonista James Mollison e il pianista Lyle Barton, per dire.
Non sempre l’esposizione è rassicurante, però: al quinto atto il timbro inquietante di un sax duplicato artificialmente avvolge la musica in un velo d’inquietudine, anticipando i nevrotici guizzi “free” dello stesso strumento e della batteria nel brano seguente. L’effetto d’insieme è impressionante: in Space 1.8 convivono rigore algebrico e calore empatico, proiettando sul pentagramma aspirazioni e traumi di chi l’ha concepito.
Nala Sinephro ha confessato il movente terapeutico del processo creativo, dovuto alla malattia che stava combattendo, rivelando altresì di aver incorporato nell’album la risonanza abissale della frequenza emessa dal buco nero situato al cuore del remoto ammasso di galassie Perseo, del tutto impercettibile all’orecchio umano.