Lee Scratch Perry, un grillo sulla luna
A 83 anni Lee Perry è in piena forma ed è tornato a lavorare con Adrian Sherwood per Rainford
«Sono sempre stato un grande ammiratore di Lee Scratch Perry… Lo avevo incontrato una prima volta nel 1972: avevo 14 anni e lo vidi in un negozio di dischi. Ero così emozionato che riuscii soltanto a dirgli: “Buongiorno”. Fu il mio amico Steve Barker a mettermi in contatto con lui nel 1985: in quel periodo Lee Perry viveva a Londra, beveva molto ed era in piena fase autodistruttiva. Si presentò in studio con due multitrack e un paio di versioni di canzoni di Marley, di cui diceva peste e corna a causa di certe vecchie questioni. Io avevo dei riddim registrati da Style Scott in Giamaica, feci gli overdub e Perry cominciò a registrare il suo classico “flusso di coscienza”. Andammo avanti così per dieci mesi, quasi tutti i giorni, ma alla fine il disco Time Boom X De Devil Dead fu pronto».
«La registrazione del successivo From The Secret Laboratory fu più semplice: ci mettemmo dieci giorni. Dopo il nuovo matrimonio, Perry si era trasferito in Svizzera e sua moglie si stava prendendo cura di lui». Così Adrian Sherwood raccontava, nel 2016, in una intervista che gli feci, Lee Scratch Perry.
In effetti, se decidi di diventare un produttore di dub non puoi non amare Rainford Hugh Perry, nato nel 1936 a Kendal, una cittadina nel distretto di Hanover, nel cuore della Giamaica. Figura leggendaria ed eccentrica, la storia della sua vita è per forza di cose un insieme di realtà e finzione, ritagli di giornale e storie inventate, il tutto avvolto in una nube di ganja: gli anni Sessanta, Coxsone Dodd e Joe Gibbs, gli anni Settanta, The Upsetters, Bob Marley, Chris Blackwell (il fondatore della Island Records, ritenuto da Perry colpevole della morte di Marley), The Black Ark Studio, The Clash, il dub, il dub, e ancora il dub, i Dieci Comandamenti del Dub scolpiti sui muri dell’Arca Nera, quelli che tutte le notti tenevano sveglia Kingston Downtown.
A 83 anni, Perry è tornato a lavorare con Adrian Sherwood, capo supremo della On-U Sound. Registrato nel corso degli ultimi due anni tra Giamaica, Brasile e Londra, Rainford è sicuramente il disco più solido tra quelli registrati negli ultimi anni da Perry, con Sherwood che si ritaglia un ruolo come quello che Rick Rubin ebbe verso Johnny Cash durante il progetto American Recordings.
«È l’album più intimo che Lee abbia mai fatto, ma allo stesso tempo le idee musicali sono molto fresche. Sono assolutamente orgoglioso del risultato finale» – Adrian Sherwood
Dai grilli e dal wah wah della chitarra dell’iniziale “Cricket on the Moon” ai merletti di violoncello che impreziosiscono “Let it Rain”, dai fiati sapientemente compressi e dal jungle riddim di “Makumba Rock” agli arrangiamenti vocali stratificati, Sherwood realizza uno straordinario labour of love che culmina nella conclusiva “Autobiography of the Upsetter”, in cui Scratch ricostruisce la storia della sua vita, dalla piantagione in cui è cresciuto nella Giamaica coloniale allo stato di reggae superstar.
Manopola del volume al massimo e bassi pompati: Lee Perry e Adrian Sherwood sono tornati, two the hard way!
«Bob Marley venne da me / la mia testa sta straripando / mi puoi aiutare, Mr. Perry? / e io gli diedi “Punky Reggae Party”» – Autobiography of the Upsetter
«I am the Upsetter, Super Ape».