Le Ghetto Songs di Frank London

Arriva su cd il progetto di Frank London dedicato a Venezia

Frank London Ghetto Songs
Disco
world
Frank London
Ghetto Songs
Felmay
2021

Questo Ghetto Songs (diciamolo subito: disco bello, felicemente disorientante, e di peso specifico storico – musicale notevole) nasce sotto l'egida di Beit Venezia, la casa della cultura ebraica della città lagunare. Nel 2016 Beit Venezia ospitò come artista residente il grande Frank London, una delle menti e dei bracci operativi più rilevanti sulla scena “progressiva” delle note klezmer da diversi decenni, a partire dalla seminale esperienza con i Klezmatics, e passando per una serie innumerevole di sonorizzazioni per il teatro, le performance, il cinema, le occasioni più diverse: documentate in almeno cinquecento dischi (!). In questo aiutato da un sapere musicale sterminato, e brillantemente sintetico quando si tratta invece di avere a che fare con una messe analitica di storia musicale sedimentata su dischi, pentagrammi e memoria orali difficilmente padroneggiabile.

A Venezia un lustro fa Frank London arrivò per comporre ed eseguire le musiche del Mercante di Venezia nel ghetto, poi è tornato nel 2019, alla vigilia della pandemia, per un'esibizione memorabile che ha lasciato una scia di gioia nella memoria di chi c’era: un concerto nel ghetto per dire, ancora una volta, che devono  crollare le mura (metaforiche) di tutti i ghetti del mondo, di ogni origine. E restare invece i manufatti, a testimoniare che il passo tra umanità e ferinità bestiale è molto breve.

Questo cd è un po’ una summa dei percorsi, delle emozioni, delle ricerche, delle piste sondate e trovate alla ricerca di una possibile e universale “musica dei ghetti”. Costruita, ci racconta lo stesso Frank London, con nuovi testi appoggiati su melodie esistenti, con nuove melodie a far vibrare parole preesistenti, o, in tutta originalità, come richiami alla palpitante attitudine sincretistica tipica delle musiche ebraiche, capaci di incorporare gli stimoli più diversi. Perché poi, per dirla con London, i ghetti sono (o sono stati) fenomeni storicamente complessi, offrendo «libertà e restrizioni, pericoli e protezione: separano i gruppi dall'esterno e diventano laboratori dove le culture di particolari gruppi fioriscono in forzato isolamento e in stretto contatto interno».

Troverete allora un viaggio che fa sì centro sulla città di San Marco, ma anche la Mellah di Marrakesh, Harlem e Los Angeles e Cape Town. Le parole di Ruzante e di Morchedai Gebirtig e le musiche rinascimentali dell'ebreo Salomone De’ Rossi, così come quelle di Benedetto Marcello e dei War di "The World Is a Ghetto".

Musicisti di magnifica duttilità e potenza, in cui vanno citate almeno le voci di Cantor Sveta Kundish e Karim Sulayman e uno strepitoso intervento del chitarrista jazz d'avanguardia Brandon Ross (anche voce) sulla nona traccia. Dunque grande disordine ebraico sotto il cielo. Nel “ghetto creativo” la situazione è eccellente.

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