Le Electric Creatures di Giacomo Baldelli
L’esperienza del chitarrista Giacomo Baldelli al contatto con la scena sperimentale contemporanea americana, nel nuovo cd edito da Sussidiaria
Dopo aver attraversato le correnti stilistiche più diverse ed essersi spinto verso orizzonti musicali impervi con i suoi progetti multimediali, Giacomo Baldelli interroga la sua chitarra per cercare di fondere la sostanza compositiva più ardita, nell’immaginario comune propria della musica sperimentale, a una capacità comunicativa fresca e immediata, più vicina al rock, all’elettronica e all’ambient. Il frutto di questa riflessione viene raccolto in Electric Creatures, edito per l’etichetta Sussidiaria, l’ultimo disco del chitarrista emiliano che da qualche tempo ha eletto New York a propria base.
Electric Creatures raccoglie sei pezzi, perlopiù registrati in prima mondiale, risultato di un lungo percorso di ricerca da parte di Baldelli, e di prestigiose collaborazioni con artisti di prim’ordine. Tra questi si fa largo Kate Soper, cantante e compositrice americana, finalista al Premio Pulitzer per la sua abilità nel sperimentare con la voce mediante vari dispositivi. Così un semplice appunto sulla pagina della partitura di Until It Blazes di Eve Beglarian, qui contenuto, diviene il perfetto preludio dell’intero disco. Celebre per la sua abilità a “trasporre in musica le ossessioni della gente”, Eve Beglarian aderisce al post-minimalismo così come ama fluttuare sulle acque del Mississipi. La sua musica scorre imperterrita tra pattern melodici differenti, filtrati in tempo reale da due delay, in un graduale e imperturbabile crescendo di intensità che autorizza l’interprete ad agire sul suono, conducendolo a un processo di raschiatura dovuto anche a elementi di disturbo che il brano ha inevitabilmente catalizzato al suo passaggio.
Two consente alla chitarra di Giacomo Baldelli di intrecciare un dialogo con sé stessa per mezzo della traccia elettronica messa a punto da Ryan Pratt. L’accordo iniziale avvia spettri armonici che, continuamente sollecitati dallo strumento, rivelano atmosfere debitrici all’esperienza di Brian Eno e dei Pink Floyd. Sonorità graffianti, se non assordanti, animano invece Slow Earth. L’immobilità innescata è una sorta di illusione provocata dalla sovraincisione di undici chitarre e otto bassi elettrici, tutti eseguiti e registrati da Baldelli, cui si aggiunge la distorsione della chitarra solista. Dopotutto l’intenzione del compositore Nick Norton è quella di indagare le zone grigie presenti nei punti di intersezione tra generi diversi, tesa ad abbattere le barriere che ostacolano una libera fruizione della musica.Punta di diamante dell’intero disco, Grab It! permette alla vivacità esecutiva dello strumento di aderire alla traccia ricavata da un collage di interviste a detenuti in attesa di subire la pena capitale. La versione per chitarra elettrica del brano più celebre di Jacob ter Veldhuis, alias Jacob TV, consente allo strumento di Baldelli di dar sfogo al fuoco virtuosistico di cui è capace, in un brano dal ritmo sferzante che colpisce come un inaspettato pugno allo stomaco. Infine, il tributo al rock di Andrea Agostini dà il nome al disco, tutto da ascoltare a più riprese per il gusto di cedere al fascino di queste meravigliose creature elettriche.