Le canzoni-suite di Naomi Berrill
Suite Dreams è il terzo disco della violoncellista e cantautrice irlandese Naomi Berrill
Nonostante viva da molto tempo a Firenze, la violoncellista e cantautrice irlandese Naomi Berrill porta con sé i colori di una malinconia folk tipica della sua cultura, colori che con grande versatilità stilistica – si muove a proprio agio tra classica, jazz, barocca e collaborazioni con la danza – applica a un songwriting semplice e vagamente incantatorio.
Al suo terzo disco, Suite Dreams, composto da tre suite dedicate e ispirate al tema delle migrazioni, Naomi Berrill trova la chiave per dare unità alle sue tante anime.
La prima suite, “Silent Woods”, ha un carattere marcatamente bucolico e mette in costante relazione la voce, il violoncello e la chitarra, con esiti particolarmente felici in “Dwelling Place” e in “Ginko Biloba”, dove una ombrosità quasi ancestrale si stende sul pezzo.
“Dance Suite” si apre con concertina e voce a reinventare Bach e allaccia nodi stretti tra il folk e la tradizione classica, mentre la conclusiva “Playground Suite” vede la musicista affrontare un piccolo viaggio tra materiali folklorici di vari paesi, dall’Ungheria a Django Reinhardt, passando per “O babbo mio”, che rovescia la dialettica di “Violina”, l’Irlanda e l’India.
La voce, delicata e lirica – ma ci piace anche quando si carica di giocosità – divide con gli strumenti un forza narrativa che si appoggia saldamente su elementi ampiamente riconoscibili, ma cerca con spontaneità di liberarne le particelle più attuali, che appaiono sotto forma di accenti, di piccoli rimandi, di dettagli. L’idea di collocarsi in una sorta di terra di nessuno (o di tutti) può forse costituire un limite di tipo “promozionale”, ma se si ha voglia di cogliere questi dettagli abbandonandosi al flusso, è un'esperienza appagante.