Le albicocche dei Bicep
Tornano i Bicep: un grande disco di musica elettronica, in attesa di tornare a ballarla
Isles era uno dei dischi più attesi di questo inizio del 2021: dopo poco più di tre anni e mezzo dalla pubblicazione di Bicep ecco finalmente il nuovo lavoro, la conferma che il duo formato da Andrew Ferguson e Matthew McBriar, entrambi originari di Belfast, è uno dei nomi più interessanti della scena elettronica europea, sia di quella underground sia di quella mainstream.
Breve ripasso: l’album precedente dei Bicep aveva due brani stratosferici che saltavano all’orecchio al primo ascolto, “Glue” e “Opal”, questo secondo divenuto famoso anche grazie al remix di Four Tet.
Vi propongo il primo in versione live: se vi mancano i concerti, vi consiglio di non guardarlo.
Non avete seguito il consiglio? Meritate una punizione: Four Tet in persona che “suona” il suo remix al Primavera Sound di Barcellona del 2018.
Isles evita questi momenti, privilegiando arrangiamenti che manifestano rispetto verso i primi lavori di Future Sound of London e Orbital, a partire dall’iniziale “Atlas”, costruita su “Love Song” di Ofra Haza e ricca di astrazioni rave.
In realtà un pezzo che si eleva dagli altri c’è, è “Apricots” (ecco spiegate le albicocche del titolo), uscito come singolo lo scorso anno, con il suo campionamento di cantanti del Malawi e di un coro bulgaro, i synth ipnotici, la base pulsante e i beat sincopati, è un inno carico di melanconia ipnotizzante, la fotografia perfetta di un periodo ambivalente, vissuto in un’alternanza di su e giù, come sulle montagne russe.
“Rever”, con la partecipazione della violoncellista Julia Kent, e “Sundial”, con il campionamento della canzone Bollywood “Jab Andhera Hota Hai”, sono forse i due episodi che maggiormente richiamano gli Orbital di Snivilisation, con quella batteria strascicata, mentre “X” è un midtempo che parla la lingua del leftfield e “Saku”, dove compare, come già nella canzone precedente, la voce di Clara La San, è l’episodio più apertamente pop.
Non era facile fare un disco di musica elettronica che, probabilmente, ascolteremo in cucina mentre prepareremo il sugo per la pasta o nelle cuffiette mentre faremo la coda per entrare al supermercato: i Bicep ci sono riusciti, le nostre case diventano dancefloor estatici, ci muoviamo, non stiamo fermi ma la malinconia è lì ad azzannarci il cuore.
Isles, soprattutto l’Inghilterra e l’Irlanda, isole, isolamento, il multiculturalismo di Londra – dove i Bicep risiedono – messo in discussione malgrado gli sforzi encomiabili del sindaco Sadiq Khan, la pandemia, Boris Johnson, la Brexit: la malinconia e la nostalgia sono giustificate. Feel the Bicep!
P.S. Per i più coraggiosi segnalo che su Spotify c’è una playlist curata dai due burloni della durata di 67 (!) ore…