La Serpe d'Oro, corto circuiti del folk
Il pane e la sassata, un disco di folk toscano da Boccaccio ai Pearl Jam
I cortocircuiti della storia, delle parole, delle situazioni sonore non lasciano muri anneriti. Stimolano la fantasia e ci rivelano prospettive inattese, o dimenticate nel logorio di senso quotidiano che svuota il senso dei ragionamenti, riducendoli a spoglia secca. Prendete ad esempio, in questo disco di La Serpe d'Oro, "Amor, la vaga luce". È un testo splendido, scritto del XIV secolo da Giovanni Boccaccio, uno che di cortocircuiti ante litteram sapeva innescarne a profusione, tra amore angelicato e passione carnale. Il testo è di una delicatezza vaporosa, la musica, nella tornitura del giro di accordi molto Americana potrebbe arrivare tranquillamente da un'antica ballad dei Pearl Jam di Eddie Vedder, o da un disco recente dei Gang.
La Serpe d'Oro è un ensemble che ha compreso fino in fondo che il folk revival è fatto di cortocircuiti, non di disseccata aderenza a un presunto codice filologico che nessuno ha letto, né potrà mai leggere. Ecco allora due “rispetti toscani” che oscillano tra un cadenzato e sinuoso tempo ternario e il pressante due quarti di antica irruenza manouche. E il cortocircuito è anche sui contenuti: si inizia con la malizia deliziosa e impudica di "Son partito da Arcidosso", subito dopo spalmata sulla dolcezza stupita di "Va' su quel poggio e piega quella rama".
E poi gli "Stornelli mugellani" accostati al clamoroso "Marassi Blues", dove la magnifica canzone di Johnny Cash dedicata alla visione di libertà di un treno che per un attimo fa sentire il suo fischio nella cella di un carcerato diventa un scorcio di Genova, col testo che crudo ribatte “I veri delinquenti traboccano contanti / vestono abiti di marca, guidano auto importanti / io so che cosa ho fatto, e marcirò in galera / ma è vederli tutti in giro, la mia tortura vera”.
La Serpe D'Oro si conferma ensemble prezioso e a fuoco, nella scena del folk revival creativo e inquieto. Qui, a volte, si sfiorano anche le oscure scatole sonore spiazzanti di Tom Waits. Vedi Tramonta o sole. Ed è un bell'effetto, in un disco di “folk toscano”. Ammaliante il gioco di corde acustiche, arricchito anche da intarsi vocali di Pamela Larese, timbro vocale molto vicino a quello di Ginevra Di Marco.