La nuova Americana di Kurt Vile

Il nuovo disco di Kurt Vile si candida fra i migliori del 2015

Kurt Vile, Believe I'm Goin' Down
Disco
pop
Kurt Vile
B'lieve I'm Goin' Down
Matador
2015

Quando nel 2011 uscì Smoke Ring For My Halo, ce ne innamorammo al primo ascolto, diventando immediatamente dipendenti dalle sue atmosfere ipnotiche e contagiose. Era il quarto album di Kurt Vile, cantautore di Philadelphia dalla voce fascinosamente svogliata, già co-fondatore (con Adam Granduciel) di una band dal destino fortunato, The War On Drugs, da lui però abbandonata dopo il debutto discografico (Wagonwheel Blues, 2008) per iniziare una carriera solista. Ecco quindi tre album, all'insegna dell'estetica lo-fi, lasciata alle spalle per Smoke Ring For My Halo: prodotto alla grande da John Agnello (Dinosaur Jr, Sonic Youth), intrecciava in modo prodigioso sonorità indie, aperture pop, pizzichi di psichedelia e omaggi al rock classico americano, come in un incontro tra Bruce Springsteen, Bob Dylan, Tom Petty, Bob Seger e Elliott Smith. Un capolavoro.

Da allora Vile non ha più sbagliato un colpo: prima Wakin on a Pretty Daze nel 2013 e ora questo nuovo B'lieve I'm Goin' Down, in cui il folk innervato di rock (c'è chi lo definisce "nu-Americana") si muove tra chitarra acustica, banjo, piano, Farfisa, qualche incursione di chitarra elettrica e non troppa batteria (affidata questa volta a Stella Mozgawa dei Warpaint). Senza mai apparire particolarmente innovativo ma, in compenso, finendo per essere sempre autentico e decisamente personale.

Se l'apertura - la divertente "Pretty Pimpin'" a cui è abbinato anche un video, dove sfoggia i suoi capelli lunghi vintage - è ritmata e estroversa, il resto dell'album vede prevalere toni scuri, notturni e malinconici: ricco tanto di riferimenti autobiografici (dove i disagi personali, le domande e anche i lutti si mescolano spesso all'autoironia), quanto di evocazioni letterarie (soprattutto il Southern Gothic di Flannery O' Connor e Cormac McCarthy), convince dall'inizio alla fine. Ascoltate per credere "Wheelhouse" (il suo pezzo preferito, come ha rivelato a Kim Gordon dei Sonic Youth in un'intervista pubblicata da "Dazed"), l'emozionante fingerpicking di "All In a Daze Work" e di "Stand Inside", o l'incedere ipnotico di "Lost My Head There" e capirete perché B'lieve I'm Goin' Down non potrà mancare nella lista degli album più belli del 2015.

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