La natura contemporanea di un suono plurale
Nel disco di Daniele Guaschino sette dialoghi tra elettronica e strumenti acustici, al di là degli stili e delle tradizioni
Quella raccolta nei sette brani di questo disco è senza dubbio musica contemporanea, vale a dire materia musicale che appartiene al panorama odierno abitato in maniera originale attraverso una interessante e varia declinazione sia stilistica sia, per così dire, geografica.
Ciò che ha sviluppato Daniele Guaschino in questo lavoro titolato Trees Trunks Territories appare dunque come una sorta di indagine parallela che affianca la lettura dei territori definiti da una natura materica e vitale a orizzonti sonori cangianti, miscelati attraverso un crogiuolo multiforme, nel quale l’elettronica intreccia matrici timbrico-acustiche le più differenti.
Un percorso di ascolto certamente stimolante che Guaschino, musicista e compositore italiano stabilitosi in Francia da circa 25 anni, declina attraverso sette dialoghi a due che mettono in contatto tradizioni strumentali diverse con una cifra espressiva che appare libera da manierismi preconcetti, ma lascia spazio a una varietà di declinazioni dal segno sicuramente personale.
Così la cifra compositiva e la materia elettronica gestite direttamente dallo stesso autore incontrano gli armonici del violoncello di Alfredo Mola indagati in “Trunk, inside”, brano che apre l’album, seguito da “The forest that control the waves”, composizione segnata dalla fluida dialettica espressa grazie agli scambi con il flauto bansuri di Rishab Prasanna.
In “From East To South” il pianoforte di Fortunato D’Orio è sollecitato da una selva di frequenze ora dense ora più asciutte ed affilate, mentre il timbro dal profumo africano della kora di Sefoudi Kouyate si confronta con le tessiture sonore più dilatate di “Leaving the trunk the branches walk”.
Il violino di Szuhwa Wu è il protagonista di quella sorta di indagine acustica rappresentata da “Saggio pino loricato”, mentre chiudono questa stimolante perlustrazione sonora prima le metamorfosi ritmico-timbriche raccolte in “Round Stripes”, con Francois Merville impegnato batteria e tastiere, e infine i densi tratteggi improvvisativi disegnati dal sax tenore di Quentin Biardeau.