La morbida confusione di Mabe Fratti

Sentir Que No Sabes è l’inconsapevole capolavoro della violoncellista e cantante del Guatemala

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Mabe Fratti
Sentir Que No Sabes
Unheard Of Hope

Ammirata lo scorso anno in appendice al festival torinese Jazz Is Dead! e prossimamente ospite di C2C, la trentaduenne Mabe Fratti è artista in chiara ascesa e il nuovo album Sentir Que No Sabes sembra possa certificarne la definitiva consacrazione.

Originaria del Guatemala, risiede da tempo in Messico, dov’è divenuta protagonista nel vivace sottobosco della capitale: lo dimostrano le esperienze con il collettivo femminile d’improvvisazione Amor Muere e nel progetto Titanic, creato insieme al compagno Héctor Tosta, qui produttore e strumentista principale. Dice quest’ultimo di lei: «Suona il violoncello come un demone e canta come un angelo».

Introdotta in gioventù allo strumento nell’ambito della comunità Pentecostale frequentata dai genitori e perfezionatasi attraverso lo studio, Mabe Fratti scelse quali stelle polari le figure della leggendaria e sventurata virtuosa britannica Jacqueline du Pré e della rinomata sudcoreana Okkyung Lee.

Eppure, intervistata recentemente da “Uncut”, ha confessato: «Non sono una violoncellista accademica, dati i miei limiti cerco di essere molto cruda nel suono, mi piace la sporcizia, è ciò che sono». Valgano a dimostrarlo le tracce strumentali contenute in questo lavoro, quarto da solista nell’arco di un quinquennio: dal rumorismo dissonante di “Elastica II” all’anarchico freestyle di “Kitana”.

A quegli spigoli vivi corrispondono tuttavia rotondità ammalianti, ad esempio in “Enfrente”, scandito da un invitante ritmo trip hop, sul quale – fra tintinnare di sintetizzatore e bordone d’archi – esprime con intonazione seducente una poetica del dubbio: “Ti stai nascondendo, dici che stai cantando, tremi quando sali sul podio, cerchi un senso, dici che ci stai provando”.

 

 

Descrivendo su Bandcamp il significato del titolo attribuito al disco, ha spiegato: “Sentire di non sapere ti rende morbido e confuso. Al momento sono a favore della confusione. O forse no”. In alcuni momenti pare voglia alludere alla sintomatologia dei giorni nostri: “Che lo vogliate o no, che vi piaccia o no, è un disastro”, recitano i versi della nenia esistenzialista “Quieras-o-No”, alterata a tratti dal vocoder, mentre l’astratta rarefazione di “Pantalla Azul” (la “schermata blu” che segnala il collasso dei sistemi Windows) nasce da un sussurro di biasimo (“Vuoi spegnere la luce e dimenticare la scienza”).

 

 

Le sponde culturali che ne orientano il percorso creativo attingono in certi casi ai massimi livelli: da esordiente, nel 2019 con Pies Sobre la Tierra, confidò di essersi ispirata al magistero letterario di Winfried G. Sebald, e adesso dedica invece il brano di chiusura al memorabile acquerello di Paul Klee Angelus Novus, tradotto nell’ispanico “Angel Nuevo”, in termini di scrittura, arrangiamento e durata l’episodio più ambizioso della raccolta.

Come solo i veri fuoriclasse sanno fare, però, Mabe Fratti mescola con disinvoltura “alto” e “basso”. Ecco allora in apertura “Kravitz”, riferito proprio al discutibile Lenny: groove tetragono, squillare di fiati, svolazzi al pianoforte, interferenze sintetiche e fragile gorgheggio per pensieri inquieti (“Forse ci sono orecchie nel soffitto, forse c’è qualcuno dall’altra parte del muro”).

La verità, comunque, sta nel mezzo: luogo in cui incrociamo il riferimento più ovvio, considerando strumento e attitudine, ossia Arthur Russell. Seguendo vie differenti, la musicista guatemalteca raggiunge risultati simili: basti ascoltare il duetto voce/violoncello in “Márgen del Indice” o “Intento Fallido”. Al tempo stesso affabile e complesso, Sentir Que No Sabes fotografa così il talento irrequieto e la straordinaria inventiva di un’autrice destinata all’eccellenza.

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