Khalab, un beat nel deserto

M'Berra, per Real World, è il nuovo lavoro di DJ Khalab, registrato in un campo in Mauritania

M'Berra Khalab
Disco
world
DJ Khalab & M’Berra Ensemble
M’Berra
Real World
2021

Dalla zona del Sahara, e in particolare da quel vasto pezzo di deserto tra Mali, Niger, Mauritania, Marocco, Libia e Algeria, provengono alcune delle musiche più esaltanti che hanno circolato in occidente negli ultimi vent’anni della world music – che potrebbero essere proprio gli ultimi: mai come oggi il concetto di "world music", così come è stato inteso fino a ora, appare logoro e prossimo all’obsolescenza.

Nella sovraesposizione della musica di quest'area c'entra, naturalmente, la popolarità di cui in quelle zone gode il blues-rock, che agli ascoltatori del primo mondo ricorda molto da vicino, per il furore elettrico e il suono, quello della stagione d’oro degli anni sessanta e settanta – con in più il bonus di una “autenticità” che in Europa pare ormai perduta, e che a ben vedere è sempre e comunque ricerca di esotismo (il mito del guerrigliero-chitarrista tuareg lanciato dai Tinariwen, il fascino degli abiti tipici…).

– Leggi anche: L'Africa scura di DJ Khalab

Con il parziale assorbimento delle sonorità di molti di questi musicisti – Tinariwen, appunto, ma anche Tartit, Bombino, Tamikrest… – in un mainstream occidentale, gli schemi un po’ ripetitivi del desert rock "da Womex" sembrano però prossimi a saltare. Già la fenomenale raccolta Music from Saharan Cellphones della Sahel Sounds aveva cominciato a raccontare un’altra storia, di un’attenzione – non solo possibile, ma auspicabile – per un ascolto diverso di queste musiche. Comprendendole, per così dire, nel loro contesto, senza applicarvi a forza categorie occidentali.

In questa direzione mi sembra andare anche il nuovo lavoro del produttore italiano Khalab, alias Raffaele Costantino, anche apprezzata voce radiofonica e DJ, sempre nel solco di una passione per i suoni black e per una visione afrofuturista del proprio lavoro di selezionatore e ri-compositore.

M’Berra esce per la prestigiosa Real World, ed è cointestato con lo M’berra Ensemble, collettivo di musicisti associato con l’omonimo campo in Mauritania al confine con il Mali. Khalab ha potuto lavorarvi nel 2017, su invito della ONG italiana Intersos, in una residenza condivisa anche con il fotografo francese Jean-Marc Caimi (che firma un ricco reportage, in parte raccolto nell’edizione fisica di M’Berra). L’ensemble raccoglieva musicisti sia arabi sia tuareg, in parte famosi e noti: ci sono ad esempio Amano Ag Issa e Mohammed Issa Ag Oumar dei Tartit (il primo compare anche sulla copertina). Khalab ha registrato voci, suoni, rumori nel segno di una grande varietà: chitarre elettriche, sì, ma anche il bordone raschiato dello imzad (strumento ad arco a corda singola, suonato dalle donne), o il tehardent (una delle molte varianti dei liuti con tavola armonica in pelle), facendo interagire il tutto con i beat e con i suoi sintetizzatori.

Tornato in Italia, Khalab ha poi anche coinvolto anche il batterista Tommaso Cappellatto e il chitarrista Adriano Viterbini, che negli ultimi anni molto ha lavorato sul far proprio il sound desertico delle chitarre sahariane (ad esempio in progetti come I Hate My Village).

Se nel descrivere il precedente Black Noise 2084 Costantino-Khalab aveva parlato, intervistato per il gdm, di «tanta elettronica scura, bassi compressi, poco respiro armonico, ripetizioni ossessive e tanta ansia» – per un disco che faceva in effetti di un certo mood claustrofobico uno dei suoi motivi di fascino, in M’Berra prevale invece spesso un’atmosfera diversa. A tratti più solare, con beat più rilassati e lunghe sezioni che trovano un punto di contatto tra la ripetizione quasi-trance della musica sahariana, il dub e la Kosmische Musik. 

In ogni caso un eccellente lavoro, capace di applicarsi creativamente a una musica “altra” comprendendo – in realtà – come tanto “altra” non sia, lavorando insomma da pari a pari nel mescolare gli ingredienti. Un altro chiodo nella bara della “vecchia” world music.

Se hai letto questa recensione, ti potrebbero interessare anche

world

Loya: la macchina e la tradizione in Madagascar

Blakaz Antandroy è l'incontro fra una famiglia sciamanica del Madagascar e un musicista e produttore francese

Ennio Bruno
world

Orchestre Tout Puissant Marcel Duchamp, onnipotenza dadaista

Ventre Unique è il nuovo album dell’esuberante collettivo ginevrino

Alberto Campo
world

Gera Bertolone, una siciliana a Parigi

In Femmina Gera Bertolone canta la sua sicilia, antica e contemporanea

Guido Festinese