Il momento di Victoria Monét

La cantante e autrice di Atlanta si conferma come voce originale dell'R'nB con il nuovo Jaguar II

Victoria Monet
Disco
pop
Victoria Monét
Jaguar II
RCA
2023

Quando Victoria Monét, cantautrice trentaquattrenne di Atlanta, ha annunciato Jaguar II con il singolo “Smoke” – celebrazione del piacere di fumare gli spinelli che vedeva la partecipazione di Lucky Daye, i fan hanno celebrato il momento a lungo atteso.

L’album Jaguar II è il seguito di Jaguar, uscito nel 2020: il Covid e altri progetti personali, tra cui una gravidanza, hanno fatto sì che il progetto fosse spostato nel tempo. Ora che l’attesa è giunta al termine possiamo affermare che è stata premiata con un prodotto di alto livello.

Il lancio del disco è stato affidato a tre singoli, ognuno dei quali ha offerto un diverso sapore di Victoria, e a un tour come headliner già esaurito in prevendita.

«Piccoli fuochi d’artificio che si accendono per me, sulle punte delle mie dita brucio le mie preoccupazioni, […], fallo girare, ogni volta che fumiamo è una celebrazione. Non devi neanche chiedere, lo sai che ne ho di già rollati nella borsa, chi devo tenere d’occhio a sinistra o a destra per tutto il tempo in cui gira? È uno spinello bisessuale, può andare in entrambi i sensi» - Smoke

Jaguar era un album che aveva il compito di presentarci Victoria, utilizzando vibrazioni ispirate a un R&B venato di funk anni Settanta che ci fecero capire che il suo era un nome da tenere d’occhio. Quel momento la posizionò in una corsia diversa da quella percorsa fino ad allora, anche se i più attenti già sapevano che le sue produzioni precedenti erano comunque eccellenti, a partire dal suo primo EP Nightmares & Lullabies – Act 1 del 2014.

Come canta in “Moment”, un suo singolo del 2020 tratto da Jaguar, «questo è il tuo fottuto momento», e lei sente questo tempo presente come suo e ce lo comunica in ogni sua mossa. E se Jaguar II si pone come un’estensione del suo   predecessore, è anche vero che offre qualcosa di fresco e differente, come del resto Victoria ha sempre cercato di fare nel corso della sua carriera.

Questo nuovo lavoro ci permette di attingere ai diversi talenti di Victoria, percepiti attraverso la sua abilità di storytelling e la sua scrittura dei testi, qualità che l’hanno sempre caratterizzata e che le hanno garantito la collaborazione ai lavori, tra gli altri, di Chris Brown, Jhene Aiko, Brandy, culminate nella nomination ai Grammy per il suo lavoro su thank you, next di Ariana Grande.

Anche questa volta la produzione è affidata in larga parte a D-Mile – per chi non lo sapesse, uno che ha lavorato con Bruno Mars e Anderson .Paak al progetto Silk Sonic –, un esempio di cosa vuol dire essere in accordo con qualcuno che ti capisce alla perfezione.

Un aspetto che si è sempre distinto è l’uso della strumentazione nella sua musica: mentre ci sono diversi suoni, possiamo sempre contare su di lei per una buona sezione di archi, un’audace sezione di ottoni, una splendida sezione di fiati e l’uso della tromba.

Questi momenti prevalgono in diversi brani dell’album, e mi riferisco alla già citata “Smoke”, a “Cadillac (A Pimp’s Anthem)”, a “How Does It Make You Feel”, a “I’m The One” e a “Goodbye”, a mio parere gli esempi più evidenti e riusciti di quanto appena scritto.

«Io potrei essere quella a cui ti siedi accanto ogni volta che prendi un treno o quella a cui tu fai spesso un complimento, che conosce tutti i tuoi problemi perché io sono quella che tu chiami per sfogarti, io potrei essere giusto davanti alla tua faccia mentre ti urlo addosso agitando un cartello con una scritta che dice “Mandata dal cielo”» - I’m The One

Va da sé che, oltre all’aspetto sonoro, Victoria è anche acuta nelle sue capacità di scrivere canzoni, sa perfettamente come cesellare una canzone e abbinare testi e musica. “Alright”, canzone prodotta da Kaytranada, è un brano dance-charged sull’accettazione della propria sessualità.

“Cadillac (A Pimp’s Anthem)” serve come momento di emancipazione femminile e suona come qualcosa che era possibile ascoltare in un’auto decapottabile di un pappone durante gli anni Settanta. “Party Girls” con Buju Banton, miscela dancehall riddim con gli inni R&B della sensuale vita notturna degli anni Novanta e suona come ringraziamento a tutte le «party girls che illuminano il mondo».

«Durante la mia infanzia mia mamma ascoltava molto Buju Banton. Avevo sempre in testa la sua voce, mi ricordo che chiedevo “Chi è questa persona?”. E continuavo a sentire la mia canzone “Party Girls” con questa energia tipica della dancehall, così ho deciso che ci dovesse essere lui in questo pezzo. Quando stavamo mettendo giù la track list, prima ancora di avere la sua presenza, scrissi “Party Girls featuring Buju”, e poi lo contattai su Instagram e lui disse di sì. Gliel’ho confessato» - Victoria Monét

Senza dimenticare “Hollywood”, con la presenza degli Earth, Wind and Fire e della piccola Hazel, sua figlia, canzone sulla differenza tra sognare e sperimentare Hollywood.

Jaguar II è la perfetta esposizione del talento di Victoria Monét e di come lei sia l’incarnazione di un’artista che ha lavorato al massimo delle sue possibilità per ottenere il meritato riconoscimento. La pubblicazione di un album semplicemente sorprendente dall’inizio alla fine è la prova di cosa può avvenire quando tempismo, preparazione e disciplina lavorano insieme.

Mi sento di dire che il suo «fottuto momento» è arrivato. 

P.S. Ho tenuto per ultimo il video che ha accompagnato il singolo “On my Mama”, il brano che ha davvero trainato l’intera raccolta. Ricordate quando ho parlato della presenza della tromba in alcune canzoni? Questo è forse l’esempio più riuscito.

 

Se hai letto questa recensione, ti potrebbero interessare anche

pop

L'album di famiglia di Laura Marling

Il nuovo disco della cantautrice inglese Laura Marling nasce dall’esperienza della maternità

Alberto Campo
pop

Godspeed You! Black Emperor: un requiem per Gaza

Il nuovo lavoro della band canadese è ispirato al dramma del popolo palestinese

Alberto Campo
pop

L’anarchia sorridente di The Smile

Secondo album dell’anno per il trio di Thom Yorke e Jonny Greenwood, Cutouts è un inno alla libertà espressiva

Alberto Campo